La cicala depone uova negli steli d’erba dalle quali a settembre si schiudono le ninfe che sprofondano nella terra; le larve di cicala vivono circa quattro anni sottoterra e, dopo i sette stadi larvali, raggiungono la maturità e iniziano una nuova vita all’ aperto. La cicala si nutre della dolce linfa delle piante, perforandone lo xilema ( tessuto vascolare); invece le formiche, insetti iperattivi di una comunità sociale super organizzata ove ogni componente ha un ruolo specifico ben definito, spesso sono attratte dalla linfa scoperta dalla cicala e accorrono per sfamarsi, costringendola a spostarsi e a trivellare la pianta in altri punti .
La famosa favola di La Fontaine narra invece di una formica laboriosa e provvida che faticava sotto il sole per accumulare provviste per l’inverno, mentre la cicala si dedicava all’ozio estivo e al canto. Quando arrivò il freddo, la cicala affamata chiese aiuto alla formica ma
di prestar malvolentieri,
le dimanda chiaro e netto:
– Che hai tu fatto fino a ieri?
– Cara amica, a dire il giusto
non ho fatto che cantare
Trilussa ribalta il finale in
“La Cecala d’oggi”
Una Cecala, che pijava er fresco
all’ombra der grispigno (insalata) e de l’ortica,
pe’ da’ la cojonella (per canzonare) a ‘na Formica
cantò ’sto ritornello romanesco:
“ Fiore de pane,
io me la godo, canto e sto benone,
e invece tu fatichi come un cane. “
“ Eh! da qui ar bel vedé ce corre poco:
– rispose la Formica –
nun t’hai da crede mica
ch’er sole scotti sempre come er foco!
A momenti verrà la tramontana:
commare, stacce attenta…”
Quanno venne l’inverno
la Formica se chiuse ne la tana.
ma , ner sentì che la Cecala amica
seguitava a cantà tutta contenta,
uscì fòra e je disse: “Ancora canti?
ancora nu’ l a pianti?”
“ Io? – fece la Cecala – manco a dillo:
quer che facevo prima faccio adesso;
mó ciò l’amante: me mantiè quer Grillo
che ’sto giugno me stava sempre appresso.
Che dichi? l’onestà? Quanto sei cicia!( di poco spirito)
M’aricordo mi’ nonna che diceva:
Chi lavora cià appena una camicia,
e sai chi ce n’ha due? Chi se la leva.”
Se la morale della favola di La Fontaine è “chi nulla mai fa, nulla mai ottiene”, nei versi di Trilussa i marpioni ottengono comunque, senza troppi sforzi e lunghe attese.
In verità in entrambi i casi la cicala vive spensieratamente il presente senza troppi timori per il futuro…
E voi, vi sentite più cicala o più formica?
Questa è bella, della formica che sfrutta il lavoro della cicala. Cicala o formica? Un po’ formica per essere un po’ cicala sono.
@alberto: pensa un po’ la cicala trilussiana si è concertata con l’amante grillo per cantare pure d’inverno.
Io e Filo siamo formiche che vorrebbero cicalare un po’ per cui, almeno io, mi sento una formica alata.
Mi è più simpatica la cicala, il suo canto nei pomeriggi assolati in campagna per me è sinonimo di estate. Bello Maria, la formica alata, lo adotto senz’altro
@Filo: anche a me la cicala ricorda l’estate, in particolare l’ozio estivo al mare
Se ci tocca essere formiche, almeno voliamo in alto con i nostri voli pindarici! 😉