La violenza sulle donne: da patologia a fenomeno socio-culturale che si manifesta in varie forme e stereotipi.

Negli anni Sessanta  psichiatri e psicologi studiarono gruppi clinici di uomini violenti: l’aggressività maschile fu spiegata o  con caratteristiche psicologiche del soggetto, devianti dalla norma, oppure fu considerata come una reazione dell’uomo ad un comportamento della donna “non sufficientemente femminilizzato” perché poco remissivo e disponibile. Insomma il  fenomeno della  violenza fu addebitato ad  una patologia e l’aggressione maschile fu quasi giustificata perché si tendeva a colpevolizzare la donna  per la violenza subita ( della serie:“ se l’è cercata”- che ancora sopravvive).

Dagli anni Settanta in Europa e dieci anni più tardi  in Italia, la violenza sulle donne è stata riconosciuta  come un fenomeno dovuto alla relazione tra i sessi ed  è venuta allo scoperto grazie anche all’attività dei Centri Antiviolenza che sostengono in vario modo  le donne offrendo ascolto, consulenza, assistenza giuridica, accoglienza in strutture a tutela di donne e bambini maltrattati.  Da anni si creano reti a sostegno delle donne in cui istituzioni ed associazioni cooperano ciascuno nel proprio ambito di competenze per fronteggiare il fenomeno con interventi mirati .Ciò non solo quando il fatto è già avvenuto e viene denunciato, ma anche a scopo di prevenzione con progetti finalizzati alla diffusione della cultura di genere grazie ad operatori dei servizi sociali e delle forze dell’ordine, dei servizi sanitari e della scuola.

La donna sta acquisendo consapevolezza: dalla considerazione di una donna,  fragile e passiva vittima “predestinata”, si passa sempre più a quella di una donna come soggetto attivo, credibile, forte, che reagisce per proteggere se stessa e i  figli dalle varie forme di prevaricazione.

 Esistono vari tipi di violenza  sulle donne e molti stereotipi e luoghi comuni su questo fenomeno, a partire da quello che sia una moda parlarne, giusto per fare audience. Riprendo le definizioni dal portale antiviolenzadonna.it, Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento  per le  Pari Opportunità, che invito a visitare per ulteriori approfondimenti. È importante conoscere i vari aspetti del fenomeno perché  la donna in difficoltà rischia di cadere in un ciclo di violenze, sempre più frequenti e gravi, a seconda della risposta che riceve alla sua prima richiesta di aiuto all’esterno, del sostegno o del mancato sostegno che trova nei familiari non abusanti, nelle amiche o nei professionisti. È quindi necessario che come cittadini comprendiamo il fenomeno per essere in grado di sostenere la donna maltrattata, indirizzandola verso specialisti che possano supportarla a livello psicologico e fornirle protezione ed assistenza, altrimenti il percorso di ricerca di aiuto diventa lungo e difficile e può concludersi in un tragico epilogo. Ogni donna reagisce in modo diverso di fronte alla violenza, ha diverse capacità di sopportazione e consapevolezza: c’è chi reagisce al primo episodio, chi aspetta che lui cambi, chi chiede aiuto solo quando si giunge a violenze aberranti ed insopportabili. L’iniziale coscienza che si è di fronte ad un problema irrisolvibile da soli, già crea nella donna una profonda sofferenza.

 

Tipi di violenza. 

Violenza sessuale

È ogni imposizione di pratiche sessuali non desiderate: coercizione alla sessualità, essere umiliata o brutalizzata durante un rapporto sessuale, essere obbligata a ripetere scene pornografiche, essere prestata ad un amico per un rapporto sessuale.

 

Maltrattamento fisico

È ogni forma d’intimidazione o azione in cui venga esercitata una violenza fisica su un’altra persona. Comprende comportamenti quali: spintonare, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, rompere oggetti come forma di intimidazione, sputare contro, mordere, tirare i capelli, gettare dalle scale, picchiare, bruciare con le sigarette, privare di cure mediche o del sonno, sequestrare, strangolare, ferire, uccidere.

 Maltrattamento economico

È ogni forma di privazione e controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica di una persona. Include comportamenti quali: privare delle informazioni relative al conto corrente e alla situazione patrimoniale e reddituale del partner, non condividere le decisioni relative al bilancio familiare, costringere la donna a spendere il suo stipendio nelle spese domestiche, costringerla a fare debiti, tenerla in una situazione di privazione economica continua, rifiutarsi di pagare un congruo assegno di mantenimento o costringerla ad umilianti trattative per averlo, licenziarsi per non pagare gli alimenti, impedirle di lavorare, sminuire il suo lavoro, obbligarla a licenziarsi, a cambiare tipo di lavoro oppure a versare lo stipendio sul conto dell’uomo.

 Maltrattamento psicologico

La violenza psicologica accompagna sempre la violenza fisica ed in molti casi la precede. È ogni forma di abuso e mancanza di rispetto che lede l’identità della donna. Il messaggio che passa attraverso la graduale violenza psicologica è che chi ne è oggetto è una persona priva di valore e questo può determinare in chi lo subisce la successiva accettazione di altri comportamenti violenti. Il maltrattamento psicologico procura una grande sofferenza e si manifesta in vario modo: disistima, distorsione della realtà oggettiva, comportamento persecutorio (stalking),eccessiva attribuzione di responsabilità e colpe, indurre senso di privazione e paura cronica.

 

Sono tanti gli stereotipi e i luoghi comuni  sulla violenza.

Si crede che…

 

la violenza verso le donne sia un fenomeno poco diffuso. Invece è un fenomeno esteso, anche se ancora sommerso e per questo sottostimato. Ci sono molte donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della loro vita.

 la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate. Invece è un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza.

 le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei.Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari, gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner o altri uomini conosciuti: amici, familiari, colleghi, insegnanti, vicini di casa.

 solo alcuni tipi di uomini maltrattino la propria compagna.Invece, come molti studi  documentano, non è stato possibile individuare il tipo del maltrattatore; né razza o età o condizioni socioeconomiche o culturali sono determinanti. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico di personalità o di categoria diagnostica.

 la violenza non incida sulla salute delle donne. Invece la violenza di genere è stata definita dall’OMS come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima.

 la violenza verso le donne sia causata da una momentanea perdita di controllo. Invece la maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati: basta solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le ferite sono meno visibili.

 i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenti. Invece credere che il maltrattamento sia connesso a manifestazioni di patologia mentale ci aiuta a mantenerlo lontano dalla nostra vita, a pensare che sia un problema degli altri. Inoltre la diffusione della violenza degli uomini contro le donne esclude che si tratti di la possibilità della devianza, dell’eccezionalità.

 gli uomini violenti siano stati vittime di violenza nell’infanzia. Invece il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta automaticamente diventare violenti in età adulta. Ci sono infatti sia maltrattatori che non hanno mai subito o assistito a violenza durante l’infanzia, sia vittime di violenza che non ripetono tale modello di comportamento.

 alle donne che subiscono violenza “piace” essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa.Invece paura, dipendenza economica, isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale spesso da parte della stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per le donne interrompere la situazione di violenza.

 la donna venga picchiata perché se lo merita. Invece nessun comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita ed inoltre gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi.

 i figli abbiano bisogno del padre anche se violento. Invece gli studi a questo riguardo dimostrano che i bambini crescono in modo più sereno con un genitore solo piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre.

 anche le donne sono violente nei confronti dei loro partner.Invece una significativa percentuale di aggressioni e di omicidi compiuti dalle donne nei confronti del partner, si verifica a scopo di autodifesa e in risposta a gravi situazioni di minaccia per la propria sopravvivenza. Inoltre, quando esiste si configura in modo diverso e raramente assume le caratteristiche di sistematicità e lesività che caratterizzano il maltrattamento maschile.

  Che fare quando si subiscono o si viene a conoscenza di situazioni ad  alto rischio di letalità? Rivolgersi a Centri Antiviolenza  presenti sul territorio o comunque  telefonare a numeri di pubblica utilità che offrono un servizio di accoglienza telefonica per le vittime di violenza e  da una Rete nazionale Antiviolenza approdano a referenti locali degli Ambiti territoriali di rete (cioè  Comuni, Province o Regioni, con le quali il Dipartimento per le Pari opportunità stipula un Protocollo d’Intesa per  sensibilizzare e contrastare la violenza di genere – Progetto Arianna)

 Il numero  1522 ANTIVIOLENZA DONNE offre :

 –          un Servizio di Accoglienza Telefonica multilingue, attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno e garantisce l’anonimato di chi telefona. A tutte le chiamate provenienti dal territorio nazionale dà informazioni  ed un corretto accompagnamento guidato ai servizi operanti sul territorio.

–          un Servizio di Accoglienza Specialistico attivo nei giorni lavorativi, che dà una consulenza specialistica a donne in specifiche situazioni di difficoltà (mancanza di servizi territoriali di supporto, condizione di grave isolamento, criticità emotiva etc.)

Per emergenze più specifiche vedere qui  e chiamare ai seguenti numeri

800 290 290 ANTITRATTA

800 300 558 CONTRO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI 

 

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7 pensieri su “La violenza sulle donne: da patologia a fenomeno socio-culturale che si manifesta in varie forme e stereotipi.

  1. Questo tuo post è un servizio magnifico per tutte le donne, anche per quelle che hanno la fortuna di non aver mai trovato un uomo violento nei loro paraggi.
    E che tuttavia possono dare una mano ad altre donne meno fortunate di loro.

  2. Questa, come tutte le altre forme di violenza, ha sempre lo stesso complice: il silenzio.
    È la stessa storia da anni, poi basta che ci siano due/tre episodi eclatanti nel giro di pochi giorni per scatenare l’indignazione nazionale!
    E prima? Le donne (e non solo) vittime di violenze negli anni scorsi era forse figlie di un dio di serie b?
    Temo, e spero di sbagliare, che dopo il frastuono di queste settimane, dopo la condanna dei “mostri” d’oggi torneremo al tran tran di sempre.
    Ci saranno tante donne che arriveranno peste al pronto soccorso dichiarando di essere cadute dalle scale e qualcuna, si per quelle scale, non tornerà mai più.

    • @Caigo : qualcosa sta cambiando, se non altro se ne parla di più, ma ci sono troppe resistenze a reagire e a contrastare la violenza sulle donne., omertá e silenzio, come dici tu. Processi e sentenze farsa, la forma di rito abbreviato e sconti di pena, latente misoginia, mentalità ristretta compresa quella delle mamma santissime che difendono i figli colpevoli invece che le vittime. Se si pensa che in Italia il delitto d’onore è stato abrogato nel 1981 e che negli ultimi 20 anni si è incentivata un’immagine femminile fuorviante, ci si rende conto che il percorso di consapevolezza delle donne è ancora lungo. La scuola e gli uomini di buona volontà potrebbero fare di più in tal senso .
      Oggi voglio ricordare la coraggiosa Franca Rame che nel ’79 osò portare a teatro lo stupro , da lei subito nel 1973, sollevando il problema dei processi che mortificavano le vittime di violenza.

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