Ha nel viso un silenzio che racconta un’innata fierezza, una bellezza originaria, la storia infinita delle donne. Non è da tutti riconoscere una bella faccia dietro quei segni, conquistati alla faccia del tempo, perché se “il volto di un uomo è la sua autobiografia, il volto di una donna è la sua opera di fantasia.”(Oscar Wilde). A volte d’angelo, di bronzo, da schiaffi, da boia, più semplicemente da luna piena. A ciascuno la sua faccia. Forse non alla morte che nessuno riesce a fissare fino alla fine, mentre lei di sicuro non guarda in faccia nessuno.
Quante volte si vorrebbe salvare la propria faccia per timore di perderla irrimediabilmente e ci si limita a girarla dall’altra parte o a sorridere per non dire in faccia ciò che si coglie e si pensa, magari rovesciando l’altra faccia della medaglia oppure lanciando i dadi in attesa della faccia vincente. Metterci la faccia è forse un azzardo, una questione di sfrontatezza oppure di coerenza, con diversi gradi di consapevolezza, sempre che ci sia. Del resto si impara a proprie spese che “lungo il cammino si incontrano ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti” (Luigi Pirandello), ma in fondo anche l’ altra faccia della luna è una maschera misteriosa sul volto della notte. Eppure nulla è più interessante, a volte divertente, da esplorare.
Non sempre un bel viso è la chiave di molte porte chiuse perché gli occhi lo interpretano rivelando i segni dell’età più nascosta: di vecchia rassegnazione nei giovani, di inarrendevole giovinezza nei vecchi, di isola che non c’è negli irriducibili Peter Pan. Se “un volto senza tratti caratteristici è come un libro di cui non si può citar nulla” (Joseph Joubert), invece un difetto può renderlo particolarmente attraente, come un punto di riferimento in una mappa di tratti ove gli occhi sono pietre miliari, a volte d’inciampo, abissi da vertigine, ragnatele vischiose, schegge taglienti, labirinti in cui smarrirsi e ritrovarsi. La faccia è un libro in cui molti possono leggere ma nessuno, nemmeno Dio, ne conosce il titolo. Troppo particolare nella sua unicità, troppo sfuggente, troppo mutevole, troppo triste quando i lineamenti sono stravolti dalla violenza o dal sonno della ragione e non si riesce a ricostruirli nella memoria.
Se “la natura ti dà la faccia che hai a vent’anni, è compito tuo meritarti quella che avrai a cinquant’anni” (Coco Chanel). Basta non perderne la luce. “Nessun giudice è più equo della consapevolezza che si raggiunge quando si regge il proprio sguardo allo specchio, riuscendo a coglierne la trasparenza. Bagliori naturali e spontanei. Immunemente incondizionati e originari. Spudoratamente autentici. Senza maschera.” ( “Giù la maschera”)
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