Sin dal Medioevo gli Arabi si nutrivano di arruz, riso, e lo fecero conoscere alle popolazioni del Mediterraneo con cui entrarono in contatto durante i loro viaggi di conquista. Nel Mille il riso comparve nelle botteghe degli speziali in Sicilia, insieme allo zucchero e alle spezie provenienti dall’Oriente.
Il riso fu quindi inizialmente coltivato in Sicilia, poi nel Napoletano ad opera degli Aragonesi che nel 1450 avevano riunito il regno di Sicilia e quello di Napoli. Si hanno notizie di coltivazioni di riso a Salerno nel Quattrocento e spesso il cosiddetto “riso di Salerno” fu citato nei ricettari fino all’’800. Al riso si deve la preparazione degli arancini e del timballo in Sicilia, del sartù in Campania, divenuti ben presto piatti tipici della tradizione gastronomica di queste regioni. Grazie ai vincoli di parentela tra gli Aragonesi di Napoli e i Visconti di Milano e poi con gli Sforza, il riso arrivò nel Nord Italia dove trovò un ambiente favorevole alla sua coltivazione e diffusione sulle tavole sia dei nobili che dei ceti meno agiati.
Nel ‘700 in Italia questo sformato di riso conquistò un posto d’onore al centro della tavola reale grazie ai monsù (i monsieurs, cuochi francesi) e, nella sua equilibrata, elaborata e ricca composizione, il riso era esposto in bella mostra su un pregiato vassoio “sur tout”, da cui il nome sartù, sopra tutti gli altri e più sostanziosi ingredienti. In effetti da tempi remoti i napoletani preferiscono la pasta al riso, che per la sua digeribilità fu considerato un alimento per convalescenti e anziani, per cui lo camuffarono in un piatto ipercalorico e gustoso.
“Sia perdonato ai napoletani se non amano il riso, come lo amano i cinesi e i lombardi. E sia loro anche perdonato se lo mangiano volentieri solo se sistemato a timballo dopo averlo lessato nel brodo di pollo in un bel tegame rotondo, riempito di polpettine di carne, di salsiccine sminuzzate di mozzarella e di fegatini di pollo con qualche dolce pisellino e cosparso di buonissimo sugo, di pan grattato e cotto in forno. Solo così i napoletani mangiano il riso: a sartù, ma nemmeno ci fanno follie, anche se lo preparano con gusto sopraffino, e lo offrono agli ospiti di riguardo, tuttavia scusandosi (Mario Stefanile, Partenope in cucina).
Eccovi una delle tante ricette del sartù di riso.
Ingredienti.
400 g di riso
200 g di cervellatina (piccola salsiccia di maiale)
2 fegatini di pollo
polpettine ( preparate con 200 g di carne trita, 1 uovo, 1 fetta di pancarrè ammorbidita nel latte)
200 g pisellini
una cipollina
50 g di prosciutto crudo
200 g di mozzarella
2 uova
olio d’oliva
ragù
100 g di parmigiano grattugiato
burro
sale
pangrattato
Per la besciamella: 25 g burro, 20 g di farina, 2.5 cl di latte, sale, pepe, noce moscata.
Per il ragù.
Puntine di maiale, un pezzo di salsiccia, fettine di vitellone o manzo, un gambo di sedano, una cipolla, passata di pomodoro, mezzo bicchiere di vino bianco, basilico, sale, mezzo cucchiaio di strutto, olio d’oliva.
Nell’olio e strutto rosolare i pezzi di carne senza mai distrarsi, aggiungere la cipolla a fettine, il sedano e la carota tritati e mescolare per amalgamarne gli umori; aggiungere il vino e lasciarlo evaporare, versarvi il pomodoro passato e il basilico. Cuocere a fuoco lento lento per un’ora e mezza mescolando con un cucchiaio di legno.
Preparazione del sartù.
Preparare un ragù di carne, la besciamella, le polpettine piccine picciò fritte in olio d’oliva. In una padella cuocere in poco olio la cipollina, il prosciutto tritato cui si aggiungono i piselli e un po’ d’ acqua, se necessario. Cuocere separatamente in due padelle le cervellatine e i fegatini di pollo con l’olio. Lessare in acqua salata il riso al dente e lasciarlo raffreddare; condirlo prima col parmigiano poi con la besciamella, con poco ragù e le uova sbattute in modo che risulti un composto rosa. Ungere di burro una teglia e cospargerla di pangrattato, versarvi uno strato di riso, poi uno di mozzarella tagliata a dadini, polpettine, pisellini, un altro strato di riso, versarvi sopra le cervellatine e i fegatini spezzettati e ricoprire con un ultimo strato di riso. Cospargere con qualche fiocco di burro e spolverizzare di pangrattato.
Infornare a 180° per circa un’ora: lasciare riposare prima di sformarlo e voilà il sartù è pronto!