Napoli non smette mai di stupire: in luoghi nascosti e poco attraenti custodisce angoli di rara bellezza artistica, come il Museo civico Gaetano Filangieri che si trova nella centrale e trafficata via Duomo ed è stato riaperto nel 2012.
Il Principe Gaetano Filangieri, nipote di Gaetano Filangieri senior, l’eminente illuminista napoletano autore della Scienza della Legislazione, fu luogotenente in Sicilia e Presidente del Consiglio dei Ministri. Come suo padre e suo nonno fu un mecenate, oltre che cultore del bello, ma soprattutto si interessò dell’educazione e della formazione delle masse popolari curando luoghi atti a conservare un patrimonio destinato all’educazione stessa. In particolare Gaetano Filangieri senior ebbe a cuore il miglioramento delle organizzazioni scolastiche, da lui considerate necessarie per il rinnovamento della società. Già allora intuì il legame che può esserci tra museo e scuola. Egli concorse all’ istruzione di artisti e artigiani, promosse l’operosità delle arti e delle industrie cercando di rendere migliore, più raffinata e preziosa la produzione industriale artistica, sviluppando tradizioni di lavoro e l’educazione al bello.
Non avendo eredi maschi decise di donare alla Città di Napoli, non allo Stato, le sue collezioni di armi, ceramiche, porcellane, maioliche, quadri, libri e documenti storici, creando una fondazione autonoma e privata. Il Museo fu fondato nel 1882 da Gaetano Filangieri Principe di Satriano e fu aperto nel 1888. Il principe si occupò della costruzione del museo rispettando le facciate quattrocentesche del palazzo Como, espressione dell’architettura rinascimentale a Napoli, inconfondibile per il bugnato esterno e il bel portale ad arco a tutto sesto e per l’ aspetto austero che ricorda il palazzo Strozzi e Medici. Fu ristrutturato a spese del Principe che volle farne omaggio alla città natale. Alla fine del ‘500 passò ai padri predicatori della congregazione di santa Caterina da Siena fino al 1806 quando fu abolito il convento e diventò alloggio per le vedove di militari. Diventò nuovamente monastero, seppure in pessime condizioni, finché nel 1866 con la soppressione degli ordini religiosi fu occupato dal Municipio. Prese il nome di “ palazzo che cammina” perché la facciata fu spostata di circa venti metri per la realizzazione di via Duomo. Il Museo Civico fu diretto prima dallo stesso principe, poi dal Principe Don Giuseppe Giudice Caracciolo, dal principe Don Stefano Colonna, dal conte Riccardo Filangieri de Candida Gonzaga, dal Barone Don Francesco Acton di Leporano, mentre oggi il suo consiglio direttivo è presieduto dal sindaco di Napoli, dal sovrintendente alle Gallerie di Napoli e da un discendente del fondatore.
Durante un incendio appiccato dai tedeschi in ritirata parte delle collezioni fu distrutta in san Paolo Besito, dove furono portate al riparo delle incursioni aeree che distrussero buona parte del centro storico di Napoli. Nonostante le perdite subite, il museo fu riaperto grazie alla tenacia del sovrintendente Bruno Molajoli e via via si arricchì grazie a donatori di opere pregiate che ci tenevano a contribuire al patrimonio artistico di Napoli. Nel 1960 il Museo civico G. Filangieri è stato classificato come uno dei grandi musei italiani rinomato anche per una preziosa collezione numismatica . Qui sono esposte tremila opere tra dipinti, porcellane, maioliche, mobili.Dalla sala Carlo Filangieri, con volte a mosaico dorato sulle quali tra volute floreali spiccano gli stemmi e i nomi degli esponenti della famiglia, procedendo verso la scalinata si può ammirare la collezione di armi cinesi, armature giapponesi, elmi e balestre. La scala ecoidale porta a una sala ricca di oggetti raffinati e dedicata ad Agata Moncada di Paternò, madre del fondatore. Si apre su un meraviglioso pavimento maiolicato, realizzato su disegno di Filippo Palizzi dagli allievi dell’Officina ceramica del Museo Artistico- Industriale.
La sala Agata ospita opere databili dal XVI al XIX secolo collezionate dal Principe e da altri donatori, quadri di Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Mattia Preti e Andrea Vaccaro. È completamente rivestita di legno, anche le colonne e il passaggio pensile sono lignei. La parte superiore è impreziosita da ventiquattro vetrine che raccolgono collezioni di maioliche, ceramiche, porcellane di Capodimonte e le statuine di bisquit della Real fabbrica ferdinandea, modellate da Tagliolini.
In fondo alla sala spiccano le spade disposte a raggiera e convergenti verso lo scudo centrale, in acciaio dorato, decorato con una testa di Medusa. Tra le spade di manifattura spagnola e di varie epoche, si segnalano la spada d’acciaio di casa Filangieri, del XVII secolo, con lo stemma crociato retto da delfini e lo spadino ottocentesco di impiegato civile del tempo di Ferdinando I, in acciaio e osso.
Particolarmente bella è la biblioteca , rivestita di legno, arricchita da busti marmorei, argenti e più di 8000 volumi di varie tematiche tra i quali quelli sulla storia dell’arte napoletana, raccolti dal principe Filangieri, ma anche libretti teatrali che documentano la storia culturale, musicale e teatrale dal XVII al XIX secolo.
Museo Civico Gaetano Filangieri
Via Duomo 288 – Napoli
Aperto da martedì a sabato 10/16, domenica 10/14.
Non lo conoscevo
@Pendolante: l’ho visitato di recente, proprio per visitare la sala Agata, che è stata riaperta a dicembre dopo restauri e 15 anni di chiusura .
Quanta bellezza e quanto spreco in questa Italia non amata….
@Nadia: ciao, benvenuta!
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Chiarissima Signora Maria,
mi chiamo Vincenzo e sto scrivendo un libro sulle maioliche ottocentesche di Sicilia e Campania, mi piacerebbe, se possibile, inserire la sua bella foto del pavimento relativo alla sala Agata del Museo Filangieri, previo suo consenso ed autorizzazione, la ringrazio comunque per il suo lavoro. Vincenzo
Certamente! Auguri per il libro ☺