Nella piazza Monteoliveto di Napoli si trova la chiesa di sant’ Anna dei Lombardi, interessante per la sua storia ma soprattutto perché custodisce all’ interno un gioiello architettonico e artistico, a mio parere poco noto, che è la sagrestia del Vasari .
In origine nel 1400 in quel sito esisteva la chiesetta di santa Maria de Scutellis, confinante con i giardini “Carogioiello” o “Biancomangiare” e l’ “Ampuro” che si estendevano fin sulla collina di Sant’Elmo. Nel 1411 il nobile Gurrello Orilia al posto ella chiesetta ne fece costruire una più grande per la Purificazione di Maria affidandola poi ai padri olivetani di Firenze. I d’ Avalos , i Piccolomini, il re Alfonso Alcune e altre nobili famiglie napoletane contribuirono alle spese e fecero donazioni per la costruzione di un monastero che aveva quattro chiostri, giardini con fontane, una biblioteca e una dependance , divenuta famosa non solo per gli affreschi del Vasari , ma anche per il soggiorno di Torquato Tasso durante la stesura del suo poema.
Verso la metà del ‘700 parte del monastero fu destinato prima al tribunale misto che, in base a un trattato tra il papa e il re, consentiva ai religiosi e ai laici di essere giudici e presidenti, poi nel 1848 divenne sede del parlamento napoletano. Alla fine del ‘500 i lombardi presenti a Napoli si costruirono un’altra chiesa, crollata col terremoto del 1805 che provocò anche la distruzione di tre opere del Caravaggio, per cui ne vendettero il suolo. Quando gli Olivetani furono allontanati, la chiesa di Monteoliveto fu data ai lombardi, perciò prese il nome di sant’Anna dei Lombardi, e vi nacque un’ arciconfraternita che esiste ancor oggi ma appartiene ai napoletani. Questa chiesa è una testimonianza del rinascimento toscano, soprattutto dal punto di vista architettonico per le grandi cappelle a pianta centrale che ricordano quelle fiorentine. Nel XVII l’originario stile gotico venne meno e lo si nota soprattutto in quella che sarà la sagrestia del Vasari. La chiesa chiusa per tanti anni, poi è stata riaperta in seguito a graduali lavori di ristrutturazione dal 1976 al 1990, in particolare dopo i danni del terremoto del 1980 : per esempio sono stati ristrutturati il soffitto a cassettoni, distrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, la splendida cappella del Vasari (lavori dal 1983 al 1985) e le opere pittoriche e marmoree delle cappelle rinascimentali Piccolomini, Mastrogiudice e Tolosa che ben rappresentano l’influenza toscana nell’architettura del ‘500 a Napoli.
Alla chiesa si accede da piazza Monteoliveto, ubicata nel centro storico tra la piazza del Gesù nuovo e piazza Carità presso via Toledo. Nell’atrio spicca il monumento funebre dell’architetto Domenico Fontana del 1627, proveniente dalla distrutta Sant’Anna dei Lombardi e pertanto ricomposto nel secondo dopoguerra.
Imponente è l’organo quattrocentesco che subì modifiche e fu decorato nel ‘700 dal napoletano Alessandro Fabbro.
Tra le dieci cappelle che perlopiù fiancheggiano la navata principale della chiesa merita quella del “Compianto sul Cristo morto” che prende il nome da un gruppo di sette figure di terracotta policroma a grandezza naturale in una Deposizione del 1492, realizzata da Guido Mazzoni, restaurate nel 1882 e di recente da Salvator Gatto. È un gruppo di pregiata fattura per le espressioni realistiche dei personaggi , tra i quali sono ritratti Ferdinando I e del figlio Alfonso d’Aragona committenti dell’opera, oltre che il Sannazzaro e il Pontano.
Bella anche la cappella Piccolomini con il pavimento a mosaico e l’altare con la Natività, due profeti e i santi Giacomo e Giovanni Evangelista (1475 circa) di Antonio Rossellino.
Dalla cappella del Compianto si procede per un corridoio e si giunge all’Oratorio o sagrestia, che in origine era un refettorio degli Olivetani, affrescato poi dal Vasari nel 1545 con l’assistenza del toscano Raffaellino del Colle. Le originarie volte ogivali gotiche furono adattate dal Vasari, che le abbassò e ne smussò gli spigoli creando con gli affreschi effetti ottici molto particolari oltre a coprire di stucco le volte per renderle più luminose. Essi consistono perlopiù in iconografie allegoriche delle Virtù.
Nella parete di fondo c’è un altare dietro il quale al centro spicca un affresco di S. Carlo Borromeo di un ignoto pittore napoletano ,portato qui dopo la soppressione dei monasteri e fiancheggiato da due dipinti ritraenti l’Annunciazione, di autori ignoti anch’essi .
Agli inizi del ‘400 i numerosi pannelli lignei, intarsiati dall’olivetano fra Giovanni da Verona (1506), dalle cappelle della chiesa furono poi spostate nel refettorio che nel 1688 l’abate Chiocca trasformò in una sagrestia , facendo realizzare anche statuette lignee intervallate alle tarsie e raffiguranti i santi dell’ordine. Le tarsie lignee del frate Giovanni da Verona ritraggono vedute di paesaggi, strumenti musicali, libri, monumenti rinascimentali di Napoli e rendono quest’ambiente uno scrigno di raffinata e insolita bellezza.
Articoli correlati:
ma guarda un po’ dove è andata questa skippetta!E con chi,poi? Cara mia, stasera,dopo lunghe e inenarrabili fatiche,mi aspetta una cena spettacolo in stile De Filippo, con tanto di rau’ e frittata di cipolle.Ti farò sapere, magari in occasione della tua prossima discesa vedremo di ripetere l’evento….. baci
ciao, Marialuisa! Pensiamo a nuovi itinerari con pause al mare e serate gastronomiche
Pingback: Virgilio Mago e poeta | SkipBlog