L’arte di dare i numeri

Sacro e profano, fede e superstizione confluiscono in molti rituali napoletani, compreso quello del gioco del lotto, cui il popolo napoletano è dedito da secoli e per il quale “ si corrompe e muore” (cit.). Non si tratta però di giocare numeri a caso, ma i “numeri buoni”, quelli ricavati attraverso una vera e propria arte d’interpretazione numerologica con la Smorfia, cioè il libro dei sogni: un sogno, un fatto insolito, un evento straordinario, una persona stravagante offrono l’occasione di cercare i numeri da giocare al lotto. Ogni immagine, tratto saliente del fatto onirico o reale va associato a un numero, fino a un massimo di cinque numeri da giocare al lotto, di solito sulla ruota di Napoli a meno che non ci siano indizi o tracce riconducibili a un’altra città o regione.

In origine i napoletani ricorrevano a un “assistito”, un intermediario tra i santi e i comuni mortali, un indovino che parlava con i morti affinchè comparissero in sogno e dessero numeri vincenti e  un po’ di  buona sorte. Questa specie di veggente però “dava i numeri” rispondendo  con frasi sibilline  o strane   azioni che dovevano poi essere interpretati con la smorfia e ricondotti ai numeri da giocare. Una volta ottenuti, il richiedente e il suo clan di tifosi, perlopiù familiari, iniziavano i rituali sacri e profani cimentandosi in tutti gli scongiuri e  le invocazioni possibili e immaginabili  alla Madonna, ai santi, alle anime pezzentelle, al munaciello, a tutte le entità adorabili  che potevano intercedere affinchè uscissero quei numeri.

“Oggi è luna e dimane è marte

’a ciorta mia mo’ se parte

vene pe’ mare

 e vene pe’ terra

 vieneme  ‘nzuonne ciorta mia bella

 vieneme ‘nzuonne  e nun m’ appaurà

tre  belli nummere famme sunnà”

(oggi c’è Luna, domani c’è Marte/ la mia fortuna ora parte/ viene per mare, viene per terra/vienimi in sogno mia bella sorte, vienimi in sogno e non mi spaventare/ tre bei numeri fammi sognare).

a mano

In passato l’estrazione era affidata a un orfanello dell’Albergo dei Poveri (orfanatrofio  detto anche il Serraglio), che per l’occasione  indossava la veste dell’innocenza sulla grigia uniforme, cioè una tunichetta e un berretto di lana bianca, ed estraeva i numeri dinanzi al consigliere di prefettura, al direttore del Lotto di Napoli e a un rappresentante del municipio, superbi con i loro mustacchi e cappelli a cilindro. Anima innocente esposta dinanzi al popolo, spaesata e ammutolita, veniva investita di benedizioni, preghiere e  invocazioni: “Bel figliolo, bel figliolo! Che tu sia benedetto! Mi raccomando a te e a san Giuseppe! ’A Maronna ti benedica e’ mmani! Benedetto, benedetto! Sant e viecch! Sant e viecch! ( “santo e vecchio” è un augurio di lunga vita)” .

Al bambinetto del Serraglio la gente innalzava i figlioletti, con voci appassionate e straziate “Famm ‘a grazia, famm’a grazia! Core’e mamma!” Il piccolo prescelto estraeva un numero e tanta era l’attesa fin quando non veniva pronunciato dall’usciere. E via…  “ a ogni numero il popolo applicava la sua spiegazione ricavata dalla Smorfia , o da quella leggenda popolare che si propaga senza libri, senza figurine. Ed erano scoppi di risa, grassi scherzi, erano interiezioni di paura  o di speranza: il tutto accompagnato da un clamore sordo, come se fosse il coro in minore di quella tempesta…”

“Due..la bambina!….la lettera!  Famm arrivà sta lettera, Signore!……Cinque!…..La mano! ….in faccia a chi mi vo’ male!…Otto…otto!…..A’ MARONNNA! A’ MARONNNA! A’ MARONNNA!”

“I cabalisti, quelli non parlavano, non guardavano nemmeno i giri dell’urna: per essi non esisteva il bimbo innocente, né il senso dei numeri, né il giro lento o vivace della grande urna metallica: per essi esisteva solo la Cabala, la Cabala  oscura e pur limpidissima, la gran fatalità, dominante, imperante, che sa tutto, che può tutto e tutto fa, senza che niun potere, umano o divino, vi si possa opporre. Essi solo tacevano, pensosi, concentrati, anzi disdegnosi di quella forte gazzarra popolare, assorti in un mondo spirituale, mistico, aspettando con una profonda sicurezza….”.In una crescente e contagiosa sovreccitazione, le donne stringevano i figli così forte da farli impallidire e piangere. Osannato, implorato, benedetto dal popolo che smaniava tra invocazioni e rituali superstiziosi in attesa dei numeri, alla fine delle estrazioni sfortunate il bimbo bendato veniva deplorato, era investito da urla d’ indignazione, da bestemmie, lamenti, esclamazioni colleriche e dolorose. Tutti avevano sperato in un magico terno, “un terno secco, speranza e amore del popolo napoletano, speranza e desiderio di tutti i giocatori, da quelli accaniti a quelli che giuocano una sola volta, per caso: il terno, parola fondamentale di tutti quei desideri, di tutti quei bisogni, di tutte quelle necessità, di tutte quelle miserie.”

Maledetti la mala sorte, il Lotto, il governo, il serragliuolo dalla mano disgraziata, non restava che fissare il tabellone con i numeri estratti, andare via adirati, delusi, scontenti, disperati, senza nemmeno la forza di pensare e parlare, estintasi in quel delirio collettivo. “Rimanevano i cabalisti per discutere fra loro, come tanti filosofi, come tanti loici, sempre concentrati nell’alta matematica del lotto, dove vivono le figure, le cadenze, le triple, la ragione algebrica del quadrato maltese e le immortali elucubrazioni di Rutilio Benincasa.” ( da Il paese di Cuccagna” di Matilde Serao). E immagino quell’orfanello, stordito e violato nella sua innocenza da tanta urlata disperazione, da aspettative e speranze  deluse, dall’incontenibile follia  popolare.

 

tombolaQuando nel 1734 una legge vietò il gioco d’azzardo durante le feste natalizie, i napoletani s’ingegnarono e  pensarono bene di inventare la tombola, una sorta di gioco del lotto da giocare  in casa e in famiglia. Ai novanta numeri, che vengono prima mescolati con maestria, poi estratti dal panariello e posizionati su un tabellone, viene associato un significato, declamato con mimica teatrale dal “banditore”. Ogni giocatore compra le cartelle e il ricavato viene distribuito in cinque premi. Ogni cartella ha 15 numeri distribuiti per cinque  su tre righe e bisogna coprire quelli estratti facendo ambo ( coppia di numeri sulla stessa riga), terno, quaterna e cinquina, alla fine tombola se si riesce a coprire tutti i numeri della cartella. A volte si prevede un tombolino se non anche un tombolicchio, un piccolo premio di consolazione per chi fa la seconda-terza tombola.

femminielloFamosissima è anche la tombolata dei femminièlle nei quartieri spagnoli di Napoli, espressione di autentica e spontanea teatralità popolare, cui partecipano solo donne e femminielli, mentre gli uomini possono assistervi in disparte e in silenzio . O’ femminièllo, o femminèlla, è una figura riconosciuta e rispettata nella tradizione popolare, cui si demandano  rituali folkloristici e una sorta di posizione privilegiata nel tessuto sociale  in quanto ritenuto beneaugurante, portafortuna vivente, tant’è che gli si mettono subito in braccio i nuovi nati. Il femminiello estrae i numeri della tombola e ne pronuncia solo il significato e via via li concatena tra loro con abilità affabulatoria creando, recitando e mimando una storia improvvisata e ricca di pungenti allusioni, volgari doppisensi, acuta  ironia in un’escalation di  salaci e travolgenti battute.   

Ancor oggi nelle tombolate ( purtroppo a distanza) le figure tratte dalla Smorfia napoletana rivivono in interpretazioni originali, in un divertente girotondo di  personaggi, leggende, usanze, detti popolari e allegorie sessuali.

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Lu munaciello

“L’elogio breve alla pastiera” ( di Francesco Andoli)

Condivido con voi lettori “L’ elogio breve alla pastiera”, scritto da Francesco Andoli, vicedirettore di Identità Insorgenti, che l’anno scorso ottenne migliaia di condivisioni fino a diventare virale. Quest’anno   entra a far parte della storia della rinomata Antica Pasticceria Giovanni Scaturchio che lo ha esposto nelle sue vetrine. Ringrazio Francesco Andoli che ha saputo ricreare quel  rituale senza regole che da secoli si ripete di generazione in generazione.

L’elogio breve alla pastiera

La pastiera napoletana, tra i nostri dolci tipici, è la sola che conserva ancora una dimensione puramente casalinga. Sia chiaro, non che le pasticcerie in città non sappiano farla a regola d’arte, ma la pastiera, quella vera, va fatta in casa. Punto e basta! E, badate bene, nessuna pastiera è mai uguale a un’altra. Alta, bassa, grano passato a metà o per intero, umida o assai “zucosa”, più o meno profumata di acqua millefiori, con o senza crema pasticcera, pettola sottile oppure più spessa, ricotta fine o più granulosa, uova prese dal salumiere o direttamente da sotto alla gallina allevata dall’ultimo contadino rimasto ai Camaldoli.

La Pastiera – diciamolo una volta per tutte – non mette d’accordo nessuno: getta scompiglio, crea zizzania, genera competizione, innesca una sorta di guerra civile partenopea. Il motivo? Ogni famiglia è straconvinta di essere depositaria e custode della suprema formula, della ricetta per eccellenza. Una ricetta che, solitamente, si tramanda da generazione in generazione ed è stata annotata, in bella grafia, nel tardo medioevo, su di un quaderno senza copertina i cui fogli ingialliti si tengono ancora insieme con la sputazza. Oh, ma straconvinta che più straconvinta proprio non si può!

La ricetta di mammà, quella della nonna, chella d’ ‘a bisnonna, chella d’ ‘a vicina ‘e casa di quando abitavamo chissà dove, chella d’ ‘a guardaporta, quella della sorella della nipote dell’amica ‘e chi t’é stramuorto! Immancabile poi, è la ricetta dello zio che ha fatto il pasticciere da Scaturchio. Ogni napoletano che si rispetti, per qualche misterioso motivo, ha uno zio che faceva il pasticciere da Scaturchio e ha trafugato dal suo leggendario laboratorio la ricetta segretissima. Talmente segreta ca ‘a sanno tutte quante, tranne i titolari della pasticceria Scaturchio.

E poi, di pastiera, in casa, non se ne prepara mai una sola. Si cucinano pastiere da regalare a chiunque. Tutti scambiano pastiere con tutti in modo compulsivo al punto che, in questo turbinio di pastiere ca vanno annanze e arreto, alcune tornano persino indietro sotto forma di dono a chi quella pastiera l’aveva preparata giorni prima ed è talmente “sicuro e padrone” della sua ricetta che se la mangia senza accorgersi che si tratta proprio della sua, arrivando persino ad esclamare: “vabbuó, nun pazziammo, io ‘a faccio cientumila vote meglio!”.

Fatidico, infine, è il momento dell’apertura, il taglio della prima fetta a cui fa seguito l’assaggio. Lì è la famiglia stessa che implode, la guerra civile si trasferisce tra le mura domestiche: “uaaaaa è venuta perfetta”, “no era meglio l’anno scorso”, “nun dicere strunzate era meglio tre anni fa”, “è colpa ‘e chillu sfaccetta ‘e furno”, “l’anno prossimo verrà nu capolavoro”. Tutto ciò fino a quando non si leva alta una voce, la solita voce, che perentoria nella sua infinita saggezza esclama: ma che ve ne fotte, magnate e stateve zitte!  (Francesco Andoli)

 

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La mitica pastiera

Le prescrivo un po’ di essenza femminina, vita natural durante. Vedrà che guarirà presto !

Un post ironico e provocatorio in parte elaborato con aforismi, da me reinterpretati.

La donna è come una medicina naturale per alleviare ogni male, fisico, psichico o psicosomatico e dare brìo e significato alla vita.

Composizione. Sensibilità, vitalità, energia, ingenuo romanticismo se innamorata, fragilità nella fase immatura, forza in quella della maturità, perpetua contraddizione, viva , splendente e completa armonia . Optional: bellezza, che è “il potere per mezzo del quale una donna affascina un amante e terrorizza un marito”; intelligenza (disarmante per tutti), ma forse è un pregio perché consente ad ogni uomo di essere stupido quanto vuole.

Forma farmaceutica e contenuto. Durante l’infanzia si sente una regina; in età adolescenziale si sente inadeguata: troppo grassa, troppo magra, troppo bassa, troppo alta, capelli troppo lisci o ricci; nella giovinezza, sebbene non abbia ancora conseguito un buon grado di autostima, si lancia nel costruirsi un futuro sentimentale e professionale; dai 30 ai 40 anni dedica il suo tempo ed energie nell’ affrontare la vita; dai 40 ai 50 anni fa un bilancio e decide di re-inventarsi incutendo soggezione ; dai 60 anni in poi non si volta indietro, non si cura dell’aspetto, va ovunque voglia andare, riesce a ridere e a godersi la vita. E’ auspicabile che ad ogni età impari saggiamente a fregarsene di tutto e a ridere col mondo!

Categoria farmacoterapeutica. La donna è bella da respirare,soprattutto se leva il fiato. E’ fatta per essere amata, non per essere compresa. “Non bisogna mai cercare di capire una donna. Se vuoi sapere che cosa una donna veramente intenda (il che comunque è sempre pericoloso) guardala, non ascoltarla.” (Oscar Wilde) anche perché alla maggior parte delle donne piacciono gli uomini silenziosi: pensano che stiano ascoltando. Una donna ambisce ad aver l’ultima parola in ogni discussione: i cavalieri l’accontentano ben consapevoli che ,qualsiasi cosa un uomo dica, è l’inizio di una nuova discussione. Una donna silenziosa è un dono divino , sì… ma molto raro.

Produttore e controllore finale. Sconosciuti ed irreperibili ( si sa solo che fu scoperta da un certo Adamo ) . Il controllo di una donna è arduo perché lei è difficilmente addomesticabile. Forse in taluni casi vi riesce soltanto la prole.

Indicazioni terapeutiche. “La donna ideale deve soddisfare l’anima, lo spirito, i sensi. Non trovando riuniti i tre requisiti nella stessa persona, è consentito il frazionamento.” Un proverbio cinese infatti dice che l’uomo ha bisogno di 3 donne per esser felice: una donna che lo accudisca ( moglie- surrogato di mammà) , una per il piacere e una da amare. Ma occorrono ottime capacità organizzative e attenzione costante per non fare sapere a nessuna delle tre l’esistenza dell’altra, se si vuol sopravvivere. La donna può esser un utile coadiuvante per il successo perché “Dietro ogni uomo di successo c’è una donna .” Questo finché vi è amica…in caso contrario , si rischia di precipitare dalle stelle alle stalle. Lenitivo di ogni stato febbrile o depressivo è la donna ironica. La donna ironica ma anche bella è potente ed ustionante: una miscela esplosiva da trattare con estrema cautela.

Controindicazioni. Sensualmente contagiosa può provocare dipendenza ed assuefazione perché nella donna ogni cosa è cuore, anche la testa. “Diffidate di una donna che vi dice la sua vera età. Una donna che vi dice ciò, vi dice (ahimè!) tutto.”

Precauzioni per l’uso. “Colui che accetta la donna come Dio l’ha fatta, le rende giustizia. Ascoltala quando ti guarda, non quando ti parla.” (Kahlil Gibran) . “Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non scambierebbe con l’intero possesso del corpo di lei.” “Se si sente trascurata o delusa, può subire un calo di desiderio, per cui lei non trova più gli stimoli giusti; a quel punto (allarme rosso!) della sessualità non gliene importa più niente.”( Ilona Staller). Meno male che lo dice lei !Generalmente i postumi sono le grandi manovre per il divorzio .

Se decidete di buttarvi nel fuoco per una donna, fatelo sempre dopo di lei !

Interazioni. Pare che niente sia più terribile per una donna che l’infedeltà del proprio uomo, per cui negate sempre se non ambìte ad un’impalcatura cervina e a insopportabili vendette trasversali perché “Ci sono certe cose che l’occhio femminile vede sempre più acutamente di cento occhi maschili.”  “Secoli or sono, in seguito a tale delusione amorosa, accadeva che la donna si chiudesse in un convento. Oggi se la delusione è forte , può accadere che si chiuda in un convento di frati.”(G. Covatta). Una donna sposa un uomo sperando che cambi, e lui non cambierà. Un uomo sposa una donna sperando che non cambi, e lei , nunc et semper et in saecula saeculorum, inevitabilmente cambierà , perché è una specie in continua evoluzione. “La donna, come i sogni, non è mai come si vorrebbe” : infatti dovrebbe avere almeno cinque sdoppiamenti di personalità al giorno in base alle aspettative altrui.

“Per andare d’accordo con una donna il segreto è uno solo: riconoscere di avere sempre torto.” La farete “fessa e contenta.” Se la accostate ad elementi migliori della sua specie, subisce un’immediata reazione chimica (inacidisce inspiegabilmente e diviene verde ). Se l’accostate a cose preziose, vi resta incollata; se l’accostate al denaro, rivela il magico potere detto “moneta riducente”.

Avvertenze speciali . Per l’uomo sano basta la donna. Per l’uomo erotico basta la calza per giungere alla donna. Per l’uomo fetishente basta la calza. Per evitare fraintendimenti esistenziali, ricordarsi che per la donna la cosmetica è la scienza del cosmo e che “le medesime passioni hanno nell’uomo e nella donna un ritmo diverso: perciò uomo e donna continuano a fraintendersi.” (Nietzsche)

“La donna per l’uomo è uno scopo ( da non confondersi con la scopa, please ), l’uomo per la donna è un mezzo” ( a qualsiasi età).

Dose, modo e tempi di somministrazione. Dall’ adolescenza in poi si consiglia di sorbirsene una alla volta. E’ illegale possederne più di una in forma ufficiale ( e se volete correre il rischio, abbracciando pure un’altra fede, dovete esser iperdotati , eh già…ma della pazienza di Giobbe e di molteplici e cospicui conti bancari) . Fate ridere la donna perché lei ricorda solo gli uomini che la fanno ridere. In caso contrario, piangerete voi e, per legge del contrappasso, ricorderete solo quelle che vi hanno infranto il cuore, il portafogli o gli zebedei. Tatuatevi bene nella mente “L’uomo crede di possedere la donna quando la possiede sessualmente, mai la possiede meno di allora.” (Carl Gustav Jung) perché “ l’uomo ama poco e spesso, la donna molto e raramente.”

Sovradosaggio. Un uso eccessivo e non corretto può provocare intossicazione, delusione e, a lungo andare, effetti devastanti . Non giudicate la donna facile : è quella che ha la moralità sessuale di un uomo . Anche la donna cosiddetta leggera, quando si innamora, diventa una zavorra pesantissima.

Effetti indesiderati . In caso di innamoramento si rischiano dipendenza e assuefazione con crisi incontrollate per astinenza inappagata. “Non è vero che non si possa vivere senza una donna. È vero soltanto che senza una donna non si può aver vissuto”. “Temete la donna che vi ama troppo” (Bertold Brecht) : dalla sana simbiosi , rischiate il parassitismo con risvolti pericolosamente vendicativi in caso di contrasti. E diffidate di una donna troppo virtuosa. Oggi fedele a te, domani a un altro!

Scadenza e conservazione. Dopo i 40 anni sarebbe opportuno conservare il prodotto in frigo perché “se un uomo ha molte stagioni, la donna ha diritto solo alla primavera.”( Jane Fonda). Se correttamente conservato e amato , il prodotto ha una scadenza illimitata. Ricordarsi bene che “se venti anni d’amore rendono una donna simile a un rudere, venti anni di matrimonio la rendono simile a un monumento pubblico” (Oscar Wilde) per aver avuto l’ardire di sopportarvi e di non esser scappate via !

Si consiglia di tener lontano dalla portata di maniaci , stupratori e da chi alla donna toglie rispetto, stima e ogni speranza.

 

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I giorni della merla

giorni della merlaUna delle tante varianti della leggenda sui “tre giorni della merla” narra che il freddo Gennaio fosse solito fare  dispetti a una merla dalle bianche piume: ogni volta che usciva dal nido in cerca di cibo, la investiva con gelide folate. Un anno la merla decise di sottrarsi ai suoi tiri rintanandosi per tutto il mese di gennaio, che allora aveva ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese uscì dal nascondiglio e si pavoneggiò davanti al burbero Gennaio . Questi, indispettito dall’affronto subito, chiese in prestito tre giorni al più mite febbraio e scagliò ovunque neve, vento e pioggia. La candida merlotta  volò via e si rifugiò in un camino nei tre giorni di gelo. Quando spuntò il sole, uscì all’aperto ma le sue piume erano diventate indelebilmente nere a causa della fuliggine.

 Da allora i merli sono neri e il 29, il 30 e il 31 gennaio sono chiamati i giorni della merla.Si dice che la primavera sarà bella se i  giorni della merla sono freddi, altrimenti arriverà in ritardo.

Credete a queste previsioni?

 

Villa Pollio Felice

villa pollio felice

 

Il Capo di Sorrento, che chiude a ovest la baia di Sorrento, è sede di uno dei siti archeologici più importanti dell’intera penisola sorrentina. Qui  sono ben visibili i resti di un’antica villa romana, detta di Pollio Felice, appartenente ad una nobile famiglia di Pozzuoli. Infatti anticamente i patrizi romani amavano villeggiare lungo la costa, ove sono evidenti le tracce del loro soggiorno e delle loro abitazioni che non a caso sorgevano nei luoghi più panoramici e belli .

La villa, risalente al I sec a. C. raggiungibile attraverso un sentiero pedonale o via mare, in effetti sarebbe la villa marittima. Domus e villa  a mare coprivano circa trentamila metri quadri di estensione. La domus vera e propria si troverebbe nella parte alta del promontorio  in località Puolo, da quanto emerso dagli studi più recenti dell’archeologo Mario Russo  (“La villa romana del Capo di Sorrento con i fondi agricoli acquistati dal Comune” della collana “Sud – Immagini e Memoria).. Probabilmente la villa era strutturata su due piani su una pianta di 20m  per 10m, da come la descrive anche il poeta Publio Papinio Stazio in due carmi delle Silvae. Comprendeva  sale di ricevimento, alloggi patronali, per gli ospiti e la servitù, bagni termali, magazzini, cucine e ninfei. Di questa domus non è rimasto quasi nulla se non resti di muri di sostegno e capienti cisterne che servivano ad irrigare le coltivazioni circostanti, perlopiù vigneti, dislocate su terrazzamenti.

Pare che le stesse ninfe marine di notte salissero dal mare per rubare dolci grappoli d’uva.

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La villa marittima invece sorgeva sulla punta del promontorio ed era collegata alla domus da scale e terrazze. Aveva il suo approdo a mare, peschiere dove si allevava pesce per i banchetti e un ninfeo che si trovava in una conca d’acqua marina interna cui si accede da una fenditura della roccia che forma un arco naturale e oggi noto come bagni della regina Giovanna.

Si narra che qui la regina Giovanna II d’Angiò Durazzo ,che governò Napoli tra il XIV e XV sec, fosse solita immergersi  e uccidere  gli amanti.

 Chissà se i bagnanti della foto sono al corrente che sulla scogliera ove lucertolano d’estate, nelle notti di plenilunio compaiono due spettri, di una donna di bianco vestita che corre  inseguita da un tenebroso cavaliere, su cavallo nero, che però non riesce a raggiungerla.

 

La sempre più emergente Street Art nel quartiere Ostiense (seconda parte)

Continua la passeggiata nel quartiere Ostiense di Roma alla scoperta dei murales.

I due sottopassi ferroviari del quartiere Ostiense regalano  opere di noti street artists che alleggeriscono pareti e piloni dal pesante grigiore del cemento, grazie a una iniziativa  promossa  dalla Provincia di Roma, ex Municipio XI, ex Municipio XV, dalla Fondazione Romaeuropa.

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Nel sottopasso di via Ostiense  si possono ammirare  i murales di  Moneyless, Martina Merlini, Andreco, 2501, Ozmo, Tellas e Gaia, tra i quali i ritratti di Shelley e Gramsci, le cui spoglie riposano nel vicino cimitero Acattolico al Testaccio ( di cui avevo raccontato qui).

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Nel  sottopasso di via delle Conce  ci si trova invece  immersi in  uno scenario naturalistico e fantastico popolato da draghi, uccelli, gatti e tralci  fioriti, realizzati da Lucamaleonte e Hitnes.

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Poco distante, sempre in via delle Conce, incuriosisce non poco  una lunga parete affrescata dal brasiliano Murale di Herbert Baglione, artista della biennale d’Arte di San Paolo che in occasione dell’Outdoor Festival  del 2011 ha dipinto il conflitto tra l’uomo e la città. 

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L’ho scoperto di notte, facendo quattro passi a piedi con marito e figli dopo avere cenato fuori,  e vi assicuro che le esili  figure bianche e nere erano  molto suggestive ( provate a cliccare sulle miniature sottostanti).

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Di fronte a questo murales, sempre in via delle Conce, si nota  il mega stencil di Lex & Sten sulla facciata del  “Rising Love”, uno spazio underground e di avanguardia musicale. Spero di riuscire ad andarci per vedere poster e graffiti sulle pareti interne.

Queste opere stanno valorizzando in modo originale  un’area che era industriale e che oggi offre ampi spazi alla creatività e al talento artistico degli street artist, trasformandola in una mostra a cielo aperto piacevole a vedersi.

 

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Il quartiere Ostiense di Roma si presta a una bella passeggiata a piedi per scoprire i numerosi murales, più o meno visibili, realizzati da artisti di fama internazionale.

fronte del porto blu

 

Qui ho parlato del mitico Blu che sta valorizzando l’ex caserma dell’aeronautica, detta  Fronte del Porto, e vi informo che, alquanto emozionata, sono riuscita a vederlo  all’opera mentre ne dipingeva il portone, bardato di occhiali da sole, cappuccio e  cappello. Posso solo dirvi che è giovane e longilineo, non l’ho immortalato per rispettare il suo anonimato. Nella foto sopra il murales è aggiornato da nuovi  personaggi, presenti sulla facciata del portone e  qui sotto da alcuni particolari coloratissimi. 

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via ostiense

 

Ho scoperto che anche queste auto incatenate  sono opera sua, da me fotografate  mesi fa  quando  avevo colto il talento artistico dell’autore, ignorandone però il nome. Questo palazzetto si trova in via Ostiense 122  e ospita il centro sociale Alexis, dedicato ad Alexis   Grigoropoulos, lo studente greco quindicenne ucciso nel quartiere Exarchia di Atene nel dicembre 2008. 

 

 

In via del Porto Fluviale, sulla pescheria Ostiense, domina il grande “Nuotatore” di Agostino Iacurci realizzato in occasione dell’Outdoor Festival nell’ottobre 2011.

nuotatore

nuotatore - agostino iacurci- roma

 

 

L’autore “cerca spazi che siano significanti oltre l’opera stessa”; la città è un acquario urbano ove “una figura nuota indisturbata in un vortice di pesci, in una sintonia perfetta che è metafora di pacifica convivenza.” Come è scritto in questa targa.

 

 

In Via dei Magazzini generali  non passa di certo inosservato the “Wall of fame” un muro rosso e lungo ben  60 metri, sul quale sono rappresentati personaggi famosi, gli idoli dell’artista JB Rock che li ha dipinti in ordine alfabetico da Dante Alighieri  a Zorro.  

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Di fronte invece spicca su fondo  blu una galleria di ritratti dal titolo “Black and White Power”,  opera permanente di Lex & Sten che si firmano alla fine nel logo di una donna pantera, simbolo della forza creativa controllata dalla mente. 

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Sono persone comuni, in verità a me una delle donne ritratte ricorda Grazia Deledda  😉

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Alla prossima passeggiata!

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Signorina, le prescrivo un po’ di essenza mascolina , vita natural durante. Vedrà che guarirà presto !

Riflessioni ironiche e  un po’ provocatorie per donne e uomini di spirito  perchè l’uomo può essere  una medicina naturale per alleviare ogni male, fisico, psichico o psicosomatico e dare significato e brìo alla vita. Un post leggero per la prima edizione del   Carnevale della Letteratura .

 Essere uomo è un mestiere difficile. E soltanto pochi ce la fanno (Ernest Hemingway).

 Composizione. Istinto, impulsività, forza fisica, autocompiacenza, essenzialità, razionalità incanalata in  un pensiero fisso dominante perché l’uomo ama al servizio di un bisogno, più che al servizio di un’idea. Può essere sentimentale ma ama sempre due donne: l’una creata dalla sua immaginazione, l’altra deve ancora nascere (Kahlil Gibran) per cui è una creatura quanto mai “strana”: insaziabile, sempre inappagato, irrequieto, mai in pace con Dio o con se stesso, di giorno tende senza posa a varie mete, di notte si abbandona ai desideri (Jack London).

  Forma farmaceutica e contenuto. Durante l’infanzia si sente una reuccio in trono…memore del morbido e rassicurante   air bag anteriore di mammà che indelebilmente ha  tatuato in lui un imprinting che cercherà di rievocare per tutta la vita in ogni altra creatura  femminile; in età adolescenziale si sente padrone del mondo e inizia muovere i primi passi nell’attraente ma sconosciuto mondo femminile; nella giovinezza, si destreggia in educativi testi sull’anatomia femminile per elaborare mentalmente l’ideale femminino che di solito può vantare una quinta di air bag (sempre per il famoso imprinting materno) e che, il più delle volte, non troverà riscontro tra le comuni mortali che faranno palpitare il suo cuore con il rischio di generare  in lui disorientamento, sogni repressi e frustrazione latente;  dai 30 ai 40 anni  si lancia a capofitto in conquiste sentimentali e professionali. Abbraccia una sola fede, quella della sacrosanta carriera convinto che l’uomo è innanzitutto un lavoratore; dai 50 ai 60 anni fa un bilancio: provvede a sistemare i figli perché decollino nella vita, alla compravendita di immobili e alla donazione degli stessi  a favore di qualche sensuale tigrotta del piacere, ben addestrata e a comando, che lo faccia ringiovanire e lo rinfreschi durante le scorribande extramatrimoniali, finchè si accorgerà che in fondo al cuore certe donne pensano che compito dell’uomo è guadagnare soldi, e compito loro è spenderli ; oltre i 60 anni in poi forse  inizia a riflettere con calma,( la maggior parte solo quando resta privo di viagra), si volta indietro, percepisce il fluire del tempo, gli affetti dati e ricevuti e  si arrende alla scoperta del piacere delle piccole cose. 

 Categoria farmacoterapeutica. L’uomo è nato per vivere, non per imparare a vivere (Kahlil Gibran) e forse alla teoria preferisce la pratica. Una donna conosce la faccia dell’uomo che ama, come il marinaio conosce il mare aperto (Honorè de Balzac).

L’uomo consiste in due parti, la sua mente e il suo corpo. Solo che il corpo si diverte di più (Woody Allen). L’uomo è il computer più straordinario di tutti (John Fitzgerald Kennedy), ma è superiore alle macchine perchè sa vendersi da solo.

Teme la noia per cui le due sue i invenzioni più grandi sono il letto e la bomba atomica:il primo lo tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina (Charles Bukowski).

Fate felice il vostro Lui, in ogni fase della vita! In fondo Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta e un violino; di cos’altro necessita un uomo per esser felice? (Albert Einstein).

 ( Lascio alla vostra immaginazione la reazione del mio consorte  :D)

 Produttore e controllore finale.  Dio creò l’uomo quando era già stanco e perché era deluso dalla scimmia (Mark Twain).Ma l’uomo ha ceduto generosamente  una costola per generare la donna, quindi siate riconoscenti …anche perché così ha garantito la sopravvivenza della specie. Ci vogliono vent’anni a una donna per fare del proprio figlio un uomo, e venti minuti a un’altra donna per farlo suo. Comunque è quasi sempre in balia di donne, volente o nolente, e la donna  sarà forse l’ultimo animale che riuscirà ad addomesticare. Come mogli, rassicuratelo dicendogli che lui è il capo della famiglia ( tacendo che voi siete il collo che muove il capo dove vuole) e come genitrici sarebbe ora di abdicare all’ italico orgoglio di mammà (vedrò poi io che farò a tempo debito :) ) per fare sì che conquisti un buon grado di autonomia.

 Indicazioni terapeutiche. Ha grandi proprietà  antiossidanti e antidepressive. Ottimo corroborante  per  ogni sorta di sfida. Non c’è nulla come una sfida che faccia uscire ciò che  di meglio c’è in un uomo (Sean Connery) perciò minore trasparenza ed accessibilità  da parte della donna forse non guasterebbe.

L’uomo energico e  di successo è tale, perché grazie al  lavoro, riesce a trasformare in realtà le sue fantasie di desiderio (Sigmund Freud), a differenza della donna che rimugina e si ripiega su se stessa. La donna può esser un utile coadiuvante per il suo successo perché “Dietro ogni uomo di successo c’è una donna .” Questo finchè c’è sintonia…in caso contrario, si rischia di precipitare  dalle stelle alle stalle.

L’uomo trova sempre una soluzione ad ogni problema, perché ne affronta uno alla volta; ha grandi capacità di sintesi e va in tilt se la donna, come suo solito, inizia a fare analisi dispersive anche se a più ampio raggio, con grande coinvolgimento emotivo che produce disorientamento. Inoltre  è pratico ed essenziale: in media Lui  ha sei oggetti nel bagno cioè uno spazzolino, un dentifricio, una schiuma da barba, un rasoio, una saponetta e un asciugamani. Le donne ne hanno circa trecento  che invadono il bagno e che  agli occhi di un uomo sono semplicemente misteriosi oggetti non identificati.

Lenitivo di ogni stato febbrile o depressivo è il gentleman, ma è molto più facile essere un eroe che un galantuomo: eroi si può esser ogni tanto, galantuomini sempre (Pirandello)

Controindicazioni. L’uomo sa divertire, divertirsi e sdrammatizzare; varia solo la sua volontà di condividere l’innato istinto goliardico. Raddrizzate e orientate bene le antenne verso  quelli che non sorridono mai, sono troppo cinici, muti e insensibili : son scogli che non fanno patelle. Scappate il più lontano possibile! A meno che non abbiate la vocazione al martirio. Spesso la presunzione è la miglior corazza maschile ma l’uomo presuntuoso è come una frazione il cui numeratore è quello che è, e il cui denominatore quello che pensa di sé. Più grande è il denominatore, minore la frazione. (Lev Tolstoj).

Non infierite troppo sullo scapolo incallito: è un uomo (terrorizzato) che ha tratto conclusioni dalle esperienze altrui (Peter Ustinov).

 Precauzioni per l’uso. La donna più stupida può manovrare un uomo intelligente, ma ci vuole una donna molto intelligente per manovrare uno stupido (Rudyard Kipling) e l’attrazione degli opposti è una legge naturale che nessuna logica umana  ha ancora debellato. Talvolta le svenevolezze ed eccessivi sentimentalismi  possono suscitare l’effetto contrario: forse imparare a  ragionare con la sua testa e il suo cuore è una buona strategia di conquista, se ci tenete…altrimenti procedete per la vostra strada. Se per alcuni uomini la donna è la bella carrozzeria di un’auto (comunque necessaria), l’uomo per la donna è un optional: se c’è, viaggia più comoda e sicura, altrimenti… viaggia lo stesso.

Una donna può stringere legami d’amicizia con un uomo , ma per mantenerla è necessario il  concorso d’una leggera avversione fisica (Nietzsche) e per Oscar Wilde  vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore..ma non amicizia (  reciproca?).

 Interazioni. Pare che niente sia più terribile per una donna che l’infedeltà del proprio uomo però a qualunque donna piacerebbe esser fedele. Difficile trovare l’uomo cui esserlo (Marlene Dietrich) anche perchè  lui fatica a condividere la sua moralità sessuale con la donna ideale della sua vita…quindi preferisce assegnare a più donne  ruoli diversi.“La donna ideale deve soddisfare l’anima, lo spirito, i sensi. Non trovando riuniti i tre requisiti nella stessa persona, all’uomo è consentito il frazionamento.” Un proverbio cinese infatti dice che l’uomo ha bisogno  di tre donne per esser felice: una donna che lo accudisca, ( moglie- surrogato di mammà) , una per il piacere e una da amare.

 L’uomo ideale, perchè una donna sia felice, dovrebbe sobbarcarsi con la dolce metà gli oneri casa-famiglia ( così la donna potrebbe dedicargli anche più tempo ), svolgere un lavoro  gratificante e ben remunerato e amare i piaceri della vita ( da condividere possibilmente con la lei ufficiale). La donna cerca con fiducia queste doti in un solo uomo, e solo se delusa ripiega su tre uomini, sperando che non si conoscano mai.

Una donna sposa un uomo sperando che cambi, e lui non cambierà. Un uomo sposa una donna sperando che non cambi, e lei, nunc et semper et  in saecula saeculorum, inevitabilmente cambierà, perché è una specie in continua evoluzione. Lui ambisce ad essere il primo amore di una donna, a differenza di lei cui  piace essere l’ultimo amore di un uomo.

 Se una donna si preoccupa del futuro finchè non trova l’Uomo, l’uomo non si preoccupa mai del futuro finchè non trova una moglie.

Avvertenze speciali. Per l’uomo sano basta la donna. Per l’uomo erotico basta la calza per giungere alla donna. Per l’uomo fetishente   basta la calza. La donna per l’uomo è uno scopo, l’uomo per la donna è un mezzo ( a qualsiasi età). Ricordare bene che se il coito è soprattutto affare dell’uomo, la gravidanza invece solo della donna (Arthur Schopenauer) anche se L’Homo Italicus ha ben interiorizzato il detto “i figli so’ piezz e’ cor” … ma tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di contraddizioni.

Attenzione ( allarme rosso)! Se Lui fatica a memorizzare il vostro nome di battesimo e ricorre a diminutivi …è una strategia valida con tutte! E se accade talvolta che una donna nasconda a un uomo tutta la passione,  dal canto suo, lui finge per lei tutta la passione che non sente ( Jean de La Bruvère).

 Dose, modo e tempi di somministrazione. Dose da variare a seconda della necessità considerando che  “L’uomo crede di possedere la donna quando la possiede sessualmente, mai la possiede meno di allora.” (Carl Gustav Jung) perché “ l’uomo ama poco e spesso, la donna molto e raramente.” È illegale possederne più di uno in forma ufficiale…non esiste ancora par condicio nella vocazione all’harem, forse perchè la donna non vi ambisce.

Sovradosaggio. Un uso eccessivo e  non corretto può provocare intossicazione, delusione e, a lungo andare, effetti devastanti.  Un uomo labirintico non cerca mai la verità, ma sempre e soltanto Arianna (Albert Camus). L’uomo teme una donna che l’ama troppo (Berthold Brecht) o troppo sottomessa. In caso di frequenti innamoramenti, si rischiano dipendenza e assuefazione .La donna riesce a vivere senza un uomo… ma vive male, perché sa che senza un Uomo non si può aver vissuto. Ricordarsi che una donna si risposa perché detestava il primo marito. Quando un uomo si risposa è perché adorava la prima moglie. Le donne tentano la sorte, gli uomini la rischiano (Oscar Wilde)

Effetti indesiderati. L’immoralità dell’uomo trionfa sull’amoralità della donna, checchè si dica… e l’erotismo dell’uomo è la sessualità della donna (Karl Kraus) .

 L’uomo sa essere generoso e disinteressato…non siate prevenute. Di solito la donna  critica un uomo che paga 5 € per un oggetto che ne vale 2 (ma lo vuole), e non pensa a quante volte ha pagato 2 € per un oggetto che sì ne valeva 5, ma che non voleva o non  serviva.

La donna ambisce ad avere l’ultima parola in ogni discussione e qualsiasi altra cosa un uomo dica è l’inizio di una nuova discussione. A lungo andare qualche porta sbatterà e qualche valigia volerà giù dalla finestra…di uno dei due. Nei momenti di maggior tensione, il silenzio vale più di mille parole.

Un uomo di successo è colui che guadagna più di quanto sua moglie sia in grado di spendere. Una donna di successo è quella che trova quest’uomo (anche per vie traverse?)

Scadenza e conservazione. “Se un uomo ha molte stagioni, la  donna ha diritto solo alla primavera.”( Jane Fonda). L’uomo fatica a invecchiare: lo è solo quando i rimpianti prendono il posto dei sogni. Uomo e donna si incontrano a metà del cammin di nostra vita…quando lei ha acquisito un po’ di esperienza e lui, che nasce già semi- imparato, inizia  a rallentare nella corsa. Ognuno ha tempi e ritmi diversi…il difficile è riuscire a sincronizzarli.

Si consiglia di tener lontano dalla portata di mammà possessive ad oltranza, di donne azzeccosamente  affette da parassitismo e pericolosamente vendicative  e da chi sfrutta l’uomo approfittando dei suoi buoni sentimenti.

 

Saggezza enigmatica

In una notte senza stelle un cieco girava per le strade di una città con un orcio sulle spalle e una fiaccola in mano.

“Sciocco – gli disse un signore che passava- buio o non buio per te che sei cieco è la stessa cosa. A che ti serve la fiaccola?”

“La fiaccola serve per te”- rispose il cieco – “tu, non vedendomi, potresti urtarmi e farmi rompere l’orcio”.

E l’uomo non seppe come replicare a questa saggia risposta.

 

Lascio a  voi l’interpretazione dell’aneddoto!  😉

 

La notte di San Giovanni

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La notte di San Giovanni  è nota per gli antichi riti propiziatori di inizio stagione che si svolgevano  in occasione del solstizio d’estate al quale veniva attribuiva il connubio di sole e luna e il conseguente riversamento sulla terra di grandi energie benefiche. Nella stessa  notte  però  le streghe (in napoletano dette anche janare da ianua- porta-  perché passavano invisibilmente sotto le porte oppure da Diana) confluivano a Benevento  da ogni parte per il grande Sabba. Le forze del bene e del male festeggiavano rispettivamente la  luce e l’ ombra  del ciclo della vita,  intersecandosi in antiche credenze popolari e tradizioni della civiltà contadina.

 La  rugiada di questa magica notte difendeva la persona da ogni male e corruzione e le  erbe bagnate dalla rugiada potenziavano le loro proprietà terapeutiche e magiche. Infatti veniva  preparata l’acqua di San Giovanni utilizzando  foglie e fiori di lavanda, iperico mentuccia, ruta e rosmarino che, messi  in un catino pieno d’acqua, erano lasciati all’aperto per tutta la notte. Il giorno dopo le  donne si lavavano con quest’acqua per diventare più belle e preservarsi dalle malattie. Oltre all’acqua si ricorreva  al fuoco, accendendo falò propiziatori e purificatori, per ingraziarsi la benevolenza del sole affinchè rallentasse idealmente  la discesa e continuasse ad irrorare la terra con la sua energia o per allontanare malasorte, avversità, malefici di spiriti maligni e streghe vaganti in cerca di erbe ( spesso si bruciava  un fantoccio di paglia o si facevano  rotolare ruote di fascine lungo i pendii). Nella mattina del 24 giugno i contadini, che possedevano  alberi di noce, intrecciavano spighe di orzo e avena da legare ai tronchi degli alberi per poter garantirsi frutti buoni e  abbondanti. Invece   24 spighe di grano, conservate per tutto l’anno, fungevano   da amuleto contro le avversità.

 Tutt’oggi a San Giovanni si prepara il nocino con noci,  racchiuse nel mallo verde, messe a macerare nell’alcool per circa un mese e mezzo. Poi si strizzano i frutti, si cambia e si zucchera l’alcool, che viene travasato in bottiglioni esposti all’aperto, dopo essere stato filtrato più volte con garze sottili. 

 In  questa notte si svolgevano  anche forme di divinazione. Per esempio dall’albume d’uovo, coperto d’acqua ed esposto alla rugiada della notte, si traevano auspici sul futuro, anche sentimentale, o dalla forma che assumeva il  piombo fuso e versato nell’acqua, si facevano  previsioni  sul mestiere del futuro marito. E altri riti praticati nella “notte che  parla d’Amore”sono splendidamente descritti dalla Placida Signora del web.

 Una curiosità: a San Giovanni molti mangiano le lumache, per preservarsi  dalla sfortuna e eventuali tradimenti amorosi. La lumaca è considerata un simbolo lunare  di rigenerazione periodica, rappresentata dalle  sue antenne  che si distendono e si ritirano come la luna che appare e scompare nel suo ciclo.

 Ma preferisco ricordare la notte di San Giovanni con  i versi  tratti da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare

 La tua virtù è la mia sicurezza. 

E allora non è notte se ti guardo in volto,
e perciò non mi par di andar nel buio,
e nel bosco non manco compagnia.
Perchè per me tu sei l’intero mondo.
E come posso dire di esser sola se tutto il mondo è qui che mi contempla?

 

Intanto auguri a tutti i Giovanni e Giovanne e attenzione alle streghe!  😉

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