Un pezzo di una Napoli diversa, dove l’umanesimo o diventa umanità, o muore.

Il libro  “Rione Sanità”, storie di ordinario coraggio e di straordinaria umanità, di Cinzia Massa e Vincenzo Moretti- Ediesse, collana Cartabianca , è un  excursus di testimonianze, esperienze di vita, voglia di riscatto  in  tante iniziative che  nel tempo  possono davvero incidere  su un contesto  socio culturale complesso.

Napoli e provincia ( da Pozzuoli a Sorrento) consta circa di quattro milioni di abitanti e su cinque chilometri quadrati vivono i 50000 abitanti del Rione Sanità.  La Sanità non vive solo di storie di criminalità ma anche di storie belle non reclamizzate.  Il cimitero delle Fontanelle è stato riaperto grazie all’occupazione della gente del rione che si è anche “ appropriata” del parco di San Gennaro, destinato ai bambini,  che per lungaggini burocratiche  non veniva a aperto. 

 Da tempo qui  operano  associazioni molto attive di volontari  profondamente motivati,  che si sono  sentiti mortificati nelle proprie radici e hanno deciso di fare qualcosa per la propria città. Come  Ernesto Albanese che ha messo insieme alcuni napoletani, residenti  tra Roma e Milano, e ha  fondato  “L’Altra Napoli” investendo  competenze manageriali per attuare un progetto operativo in rete  sul territorio. Dove? Alla  Sanità che pur avendo tutti i problemi dei quartieri degradati, ha straordinarie potenzialità, non solo nel patrimonio  storico ed artistico che si sta valorizzando, ma soprattutto nell’antica umanità dei napoletani, purtroppo mai ricordata  perché non fa notizia , ed ormai scomparsa  nelle periferie suburbane dominate da  altri traffici. Così quest’associazione ha  procurato finanziamenti, si è coordinata con altre associazioni presenti nel rione, ha promosso il turismo, spettacoli, iniziative, ha  incentivato la formazione dei giovani e  dei giovanissimi cercando esperti, volontari, spazi di aggregazione, supportando le due  “istituzioni” più sentite , cioè la famiglia e la scuola. Le altre istituzioni sono latitanti e si ricordano dei  popolosi rioni solo come bacino elettorale.

Qui sono molto attivi  uomini di chiesa che operano cercando di responsabilizzare  i  giovani, dando loro orientamento e fiducia . Come  Padre Antonio Vitiello dell’Associazione Centro La Tenda che dal 1981 si occupa di coloro che vivono per strada, aiutato dalla gente del posto “che sa guardare al disagio non  solo con gli occhi di chi si difende , ma anche di chi sa compatire”, in un rione ove convivono tutti : il disoccupato, l’operaio, l’impiegato, l’artista, il nobile, il delinquente.

  Padre Alex Zanotelli di “La casa nel campanile”  promuove la cultura della solidarietà e una fede che porta ad un impegno concreto sul territorio contro un’atavica e passiva rassegnazione; la speranza sta nel mettersi insieme, di fare unione e rete tra tutte le realtà della Sanità per  autogestirsi laddove le istituzioni hanno fallito e sono percepite dall’altra parte della barricata  in una sorta di incomunicabilità. 

 Affetto, prendersi cura e in carico  di chi ha bisogno è la  ricetta perchè le nuove generazioni  crescano con un senso di identità e speranza . L’Associazione “ La Casa dei Cristallini”, nata grazie a padre  Antonio Loffredo , oggi opera anche con volontarie in un contesto ove esiste tutto il campionario del disagio sociale,  supportando la  genitorialità e accogliendo i bambini con attività ludiche e di doposcuola.  Sia  “La Casa dei Cristallini”  che “L’Altra Casa ” contattano e coinvolgono le famiglie, soprattutto le mamme, che giovanissime giocano per necessità con un bambolotto in carne ed ossa, spesso poi affidato alle nonne. Le aiutano ad acquisire consapevolezza, a formarle, ad accudire i piccoli, a conseguire  il diploma di scuola  media, a cercare lavoro,a scoprire  altre realtà affinchè  escano dal loro mondo  e riconoscano la loro ricchezza, come Vittoria  che, dopo avere iniziato a lavorare a otto anni  al seguito della mamma,  ha scoperto la fotografia che è diventata la sua professione. Il fine di queste associazioni è coinvolgere i ragazzi dandogli l’arma della parola, rendendoli protagonisti del cambiamento.

  Padre Antonio Loffredo nella basilica di Santa Maria la Sanità ha dato input a molte associazioni, ha incoraggiato “La Paranza”, una  cooperativa di giovani, che s’impegnano come guide turistiche, elettricisti, artigiani ed  assistenti, proponendosi come un piccolo esempio di legalità  per i più giovani. “ I giovani hanno capacità di fare e pensare, da loro partirà una rivoluzione di coscienze, dei cervelli, dei comportamenti in un processo di  liberazione e di autonomia” per una graduale crescita collettiva.

I risultati si vedono nell ‘Orchestra giovanile “Sanitansamble” , nata  col musicista   Maurizio Baratta che in tre anni  è riuscito ad appassionare 34 ragazzi, dai 7 ai 13 anni, allo studio di uno strumento musicale, affidato loro come un figlio, una persona cara cui pensare. Ragazzi che imparano regole e  affrontano i problemi in gruppo. Non riuscendo a rispondere alle numerose richieste di partecipazione all’orchestra, il maestro ha pensato di organizzare un coro con un centinaio di bambini e ragazzi .

Sott’o ponte” è  una compagnia teatrale di un centinaio di ragazzi, nata nel 1993 con don Sebastiano Pepe e dal 1999 diretta da Vincenzo Pirozzi che aveva mosso i primi passi in questa compagnia diventando poi attore e regista. “È importante che i ragazzi possano scegliere, non vedere vincere solo il male, ma avere l’opportunità di esprimersi  e tirare fuori ciò che hanno dentro attraverso la danza, il teatro, la cinematografia, la musica  per  conoscersi e  riconoscersi nei propri punti di debolezza e di forza,  imparando ad usarli.”

Tante altre sono le associazioni e le iniziative di una Napoli civile e solidale di uomini e donne che investono tempo, energie e passione in una impegnativa  scelta di vita per gli altri.

“Certo. Bisognerebbe parlare con tutti. Uno ad uno. Bisognerebbe chiamarli a uno ad uno per dire noi siamo questi. Siamo la semplicità, siamo le persone che la mattina si svegliano, portano i figli a scuola, vanno a lavorare, tornano, hanno sempre qualcuno a cui dare retta, sicuramente noi non siamo come quelli del mulino bianco, nella vita non funziona come nella pubblicità.

Se ne rende conto anche lei. E’ un sogno. Ma una volta il vento ha portato da un posto lontano una voce che diceva che quando si sogna da soli è un sogno. Quando si sogna in due comincia la realtà. Sinceramente, io un po’ ci spero.”

 L’umanità della Sanità può aiutare a sconfiggere la povertà, l ’ignoranza, la sfiducia e dare speranza di un cambiamento. Un cambiamento in atto che si deduce da quanto hanno scritto   i giovani della cooperativa La Paranza qui :

“Sanità, inafferrabile, incostante bellezza, uno di quei posti dove l’umanesimo o diventa umanità, o muore. Chi ama la Sanità ci resta. Qui è davvero Napoli, tremendum fascinans, qui una sottile magia ti trattiene, affatturato. Qui la gente bellissima e orgogliosa, ti discopre inattese tenerezze, così che, in fondo, ti spiacerebbe andartene. Qui potresti scrivere una storia, in bilico tra l’umile e il sublime, che forse nessuno leggerà, ma ti potrà accadere la ventura di essere capito, e t’ameranno”

Memorandum di una madre di figli adolescenti

 

I figli crescono  e me ne accorgo sempre più.L’affetto di mammà italica regna sovrano con qualche ansia, soprattutto serale, rapportata alle loro recenti, più frequenti e legittime  esperienze.Così ho stilato un memorandum: sono ben accetti i pareri di coloro che hanno esperienze diverse. 

  1. Dovevaiconchivaiacheoratorni è il minimo che una mater possa fare prima che i figli  escano di sera.  A che serva, non saprei. Se non a lanciare il sottinteso: “Mi raccomando! Io son qui che  vi aspetto.”
  2. Considera  sempre che possono rispondere quel che vogliono. Va bene lo stesso. Purchè si riesca   poi a ricostruire la loro serata e relazioni interpersonali dal successivo e spontaneo resoconto.
  3. Il consiglio precedente è nullo se il figlio è introversamente muto. In questo caso il classico “Non mi ricordo” oppure “Ma cosa vuoi sapere?” suona peggio di un’inesorabile mannaia. È auspicabile rinviare eventuali analisi del sangue, previste per il giorno dopo, perché i valori potrebbero risultare alterati da stress genitoriale.
  4. Nel caso succitato la mammà italica è in stato d’allerta. Nei giorni seguenti  raddrizza le antenne e cerca di captare, con orecchie da volpe del deserto, ogni piccolo cenno ad amici o a riferimenti spazio temporali della trascorsa serata  per sincerarsi che è tutto ok.
  5. La fiducia è basilare, ma non è mai troppa. Ci sono in giro tanti marpioni /e, e   ci sono sempre stati. Forse oggi più di prima o sono solo più emergenti nell’immaginario della genitrice?
  6. Evita il pedinamento a meno che non si abbia la certezza che stiano deviando. Se c’è sentore di allupati/e (oggi c’è par condicio) che abbiano troppi  anni più di vostra figlia/o, inizia a suonare lo scacciapensieri in un doingdoingdoing dinghidinghi e ad indossare un basco siciliano…sperando che il nuovo look sortisca l’effetto sperato.
  7. In caso di certa conferma, dopo avere ragionato invano con i piezz ‘e core, dedica almeno cinque giorni  ad allenamenti di corsa e di  lancio del giavellotto per avere abbastanza fiato e mira.  Non per sbraitare, ma  per rincorrerli  brandendo un bel battipanni o matterello. I vecchi rimedi funzionano sempre.
  8. Se i figli tardano eccessivamente, un paio di volte si può tollerare .Fai capire però che il tarlo della  preoccupazione procede con le lancette dell’orologio e che è ben accetta una loro telefonata rassicurante in caso di ritardo.
  9. Non angosciare con telefonate continue durante la loro uscita. Se il telefono non squilla, vuol dire che è tutto a posto.
  10. È opportuno dire che devono esser reperibili, qualora si voglia rintracciarli. Se il loro cellulare è sempre irraggiungibile, è meglio non ridursi ad avere anti estetiche occhiaie fino a metà guancia…con modi garbati e sorriso serafico sii sempre pronta ad accoglierli al rientro e poi sfogati pure con una defenestrazione – del cell , non dei figli-, visto che se ne servono  solo quando fa comodo.
  11. Il detto questa casa non è un albergo, è sempre attuale. L’ideale sarebbe pure che non fosse una stalla, perlomeno  la loro camera, dopo la lunga e caotica vestizione serale e frettolosa svestizione notturna. Ma hanno bisogno dei loro spazi, per cui fingi di non vedere fino a quando non c’è sentore di un controllo  dell’ASL. Al loro dolce risveglio, fai  trovare periodicamente ben allineati, in assetto da parata, scopa, straccio, detersivi e secchio d’acqua per provvedere. Qualora siano recidivi,  ottimo deterrente al soqquadro potrebbe essere  una catapulta per  sgomberare il pavimento dalle pezze sparse.
  12. Quando rientrano, se non sei già tra le braccia di Morfeo (che può essere pure uno pseudonimo), ogni tanto con la scusa di augurare la buonanotte e baciarli, annusa l’alito e controlla le pupille. Lo scotto di mammà possessiva val bene come controllo indiretto o prevenzione.
  13. Scatta come una molla  dal letto se per caso si affacciano in camera dicendo: “Mamma devo parlarti…” ; accomodati su un divano evitando di sbadigliare, ascolta e  conta fino a venti prima di rispondere.
  14. Prima di andare a dormire , spiega bene al cane o al gatto di casa che sarebbe opportuna la loro collaborazione. Come ti svegliano alle sei di mattino, mettendo il muso o allungando la zampa sul letto per ricordarti gli impegni della giornata, così devono avvisare quando i figli rientrano ad ora troppa tarda, al di là di quella pattuita. Altrimenti niente pappa. In famiglia tutti devono cooperare.
  15. Viceversa avvisa i pappagallini che se osano strepitare, saranno liberati al freddo e al gelo l’indomani.
  16. Se il figlio/a prende l’auto, il controllo del contachilometri dà utili indizi sugli annunciati spostamenti della serata. Se mente, pur sapendo di mentire, basta lasciare il serbatoio della benzina vuoto …altrettanto il portafogli.
  17. Se  tradiscono la vostra fiducia, medita col consorte una strategia educativa condivisa soprattutto a riguardo del contenuto e dei toni del ragionamento che vorrete intraprendere.
  18. Se il consorte fa lo gnorri, compra un bel biglietto per ignota destinazione nel week end e lascia che si assuma le sue responsabilità di paterfamilias. Le tue di matermatronissima bastano e avanzano.
  19. Rimuovi eventuali  sensi di colpa; pensa alla tua  adolescenza valutandone i pro e contro alla luce della sopraggiunta maturità ( anche se Peter Pan scalpita nel profondo io).
  20. Non disdegnare eventuali loro tatuaggi, purchè non cancellino dalla mente un tatù più consapevole “che mamma e papà sono i loro genitori, a rischio di passar per ansiosi e anacronistici caudilli, protagonisti e destinatari del sempiterno  scontro generazionale, e che non si preoccupano che facciano esperienze, ma esperienze senza ritorno”.

 

Vignetta tratta da “Tutta Mafalda” di Quino- ed. Bompiani.