Solo un pesce morto nuota seguendo la corrente. Sei andato controcorrente, rifiutandoti di iscriverti alle società segrete di uomini del tuo paese, che hanno in mano la politica, l’economia e l’applicazione della legge. Se non vi appartieni, sei tagliato fuori da tutto, dagli studi e dal lavoro, decidono sulla tua vita, anche privata, se puoi lavorare, studiare, vivere o morire, usufruire dei social bonus. Sono effetti di tradizioni radicate per cui alcuni decidono la vita delle donne, quando devono sposarsi e con chi, quando procreare. Se le ragazze si rifiutano, sono costrette a lasciare i villaggi, vanno altrove, dove spesso non sopravvivono se non prostituendosi. Molte vengono in Europa per una vita diversa – si spera – molto diversa. Hanno spesso dai 15 ai 17 anni. Le donne non possono decidere nulla in quanto ogni decisione è presa dal padre, soprattutto le musulmane. A circa 14 anni le ragazzine sono costrette a sposarsi, anche contro la loro volontà. Possono studiare se la famiglia è in grado di sostenere le spese della scuola e degli studi, le musulmane possono frequentare le scuole solo da bambine, le cristiane sono più libere. Quelle che conseguono un titolo di studio lavorano negli uffici, nelle scuole e negli ospedali, le altre come baby sitter o nelle fattorie. I datori di lavoro le assumono se disponibili sessualmente. Le donne protestano per i loro diritti ma non sono ascoltate, come non lo sono quelle impegnate politicamente, che propongono una modifica della Costituzione che di fatto avalla un diritto di famiglia arcaico, fatto valere da tribunali locali di uomini.
Te ne sei andato dalla tua città, rifiutando “l’obbligo” di iscriverti alla società segreta e lasciando una moglie e due figlioletti bellissimi. “Voglio decidere io della mia vita”, quindi sei stato escluso da tutto. Sei più giovane di mio figlio. Hai detto che lo studio e l’occupazione risolverebbero in parte i problemi del tuo paese, perché l’ignoranza è la causa di tanti mali. Pensieri già sentiti, amico mio, e torniamo a un circolo vizioso comune a ogni latitudine. Scrivesti “le donne hanno bisogno di protezione” e disegnasti una di quelle ragazze rapite da Boko Haram, almeno così pensai, e poi in un altro un pick up con una donna strattonata per i capelli. Mi spiegasti che durante il viaggio nel deserto quella ragazza nigeriana fu violentata, prima dagli stessi compagni di viaggio, poi dai trafficanti, e che non riuscisti a difenderla. Tua madre ce l’ha fatta, diventando una commerciante in un’altra città dell’Africa e ti ha consigliato di partire. Siete stati solo due ragazzi a elencare, tra le tante criticità del vostro paese, la questione femminile, e nei vostri occhi ho captato una segreta sofferenza di fronte alla quale ho taciuto e fatto un passo indietro. Il pudore non è vergogna a svelare, ma è anche una forma di rispetto dell’altrui sensibilità. L’ho imparato da voi.
Hai affrontato il viaggio nel deserto e poi per mare su un barcone, soccorso infine dalla guardia costiera italiana. Da Lampedusa sei arrivato qui, alla frontiera del Nord. Volevi restare e invece alcuni giorni fa te ne sei andato via, come altri. Hai istruzione ed educazione non comuni, tali che per noi eri un piccolo Lord, avevi carisma sui compagni, riuscivi a placare gli animi inquieti aiutandoci a comunicare con i ragazzi quando ci sono state tensioni o incomprensioni. Con me hai parlato, avevi un mondo da raccontare, non è stato facile sbloccarvi ma l’arte terapia funziona, serve a voi ma è servita tanto anche a noi tutte. Ci avete cambiate, come cambia chi vede la lucentezza della luna dall’altra parte della Terra. Le vostre storie sono una risorsa di forza e umanità e lo sarebbero soprattutto per i nostri figli. Sono però le lungaggini burocratiche che vi snervano, l’inerzia, l’attesa, l’impossibilità di fare qualcosa, la convivenza con altri accomunati da un passato, spesso da dimenticare, e da un futuro incerto. All’inizio sognavi come tutti, poi come tanti, poi solo come quelli arrivati di recente. Hai portato la tua testimonianza in pubblico, eri molto emozionato ma condividevi che la gente deve sapere, la gente deve vedervi, deve parlare con voi per rendersi conto di quel che siete. “L’Africa non è solo leoni, elefanti e zebre, ma un popolo, gente che pensa e prova sentimenti e scappa via dal suo paese perché vuole vivere” come ha spiegato uno di voi ai ragazzini delle scuole.
Di recente eri pensieroso, a volte nervoso. Un tuo compagno mi ha consegnato due tuoi disegni, dicendomi che li avevi fatti per noi. Un ultimo messaggio maturato di notte per ringraziarci e salutarci , ma soprattutto un appello “Cambiate le vostre leggi sui rifugiati.” Immagino mentre lo scrivevi, perché quel disegno lo avevi iniziato un sabato e non volesti spiegarmi nulla. La tua mente non ha confini, viaggiare è anche cambiare mente e pregiudizi, e tu ne sei consapevole. Dicono che chi viaggia ha più strade, chi stende le ali e molla tutto si lancia in un’ avventura per allontanarsi dalla propria vita, con un senso di libertà e un brivido di paura. Per allontanarsi sì, ma anche arrivare prima a se stesso, cimentandosi in prove che solo lo sradicamento rende possibili. Forse di fronte alla libertà del mare hai sognato un porto in cui arrivare che valesse tutta quell’acqua da attraversare. Il mare ridimensiona e cambia prospettiva, separa e unisce popoli e terre. Quel viaggio vi ha dato nuovi occhi, per sperare. “Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove” (Marguerite Yourcenar) e c’è anche tanta bellezza in tutto questo.
Oggi è Natale, giorno della nascita di Cristo. Un altro profugo, un perseguitato, un diverso che ha attraversato la storia controcorrente e ha segnato il tempo.
Oggi ti auguro di cuore buona fortuna, amico mio, ovunque tu sia. Segui sempre la luce che hai dentro di te.
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