Il Risorgimento è stato un processo storico complesso, un intrigo di diplomazia e di alleanze, un’illuminazione di ideali liberali che contagiò gli intellettuali, una partecipazione di masse conquistate dalla speranza di cambiamento e poi in parte disilluse. Tante sono le interpretazioni del Risorgimento, ma certamente ci fu una generale intraprendenza di tanti giovani che osarono combattere per ció in cui credevano.
L’ideale di un’unica Italia, libera dagli stranieri, mosse i cuori e armò le braccia, infervorò gli animi come la bella Gigogin quello del giovane Mameli.
In occasione delle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell’unitá d’Italia sul monumento commemorativo di Mameli, reso immortale dai versi del nostro inno nazionale, c’erano fiori e corone, ma il cimitero monumentale del Verano a Roma custodisce le spoglie di altri patrioti e patriote, tra i quali non posso tralasciare Rose Montmasson, piú nota come Rosalia Montmasson Crispi, l’unica donna che partecipò alla spedizione dei Mille.
Rose Montmasson (1823-1904) , originaria della Savoia, giunse a Torino nel 1849 dove inizió a lavorare come lavandaia e stiratrice. Qui conobbe Francesco Crispi, un giovane rivoluzionario, esule in Piemonte dopo il fallimento dei moti rivoluzionari siciliani del 1848. Rose condivise col suo uomo una vita avventurosa. Prima lo seguì in esilio in Piemonte e a Malta, dove si sposarono, poi a Parigi ove rimasero finché non furono accusati di complotto con Felice Orsini, ed infine a Londra ove, nuovamente in fuga, raggiunsero Mazzini. Rientrati in Italia nel 1859, collaborarono per la realizzazione dello sbarco in Sicilia. Rose si recó con un vapore postale in Sicilia e a Malta per avvisare della spedizione dei Mille i patrioti siciliani e i rifugiati. Fece in tempo a rientrare a Genova e, contro la volontá del marito, travestita da uomo s’imbarcó con le camicie rosse a Quarto.
Durante la battaglia di Calatafimi s’adopró per portare in salvo e curare i feriti, imbracciando il fucile se necessario. I siciliani la ribattezzarono Rosalia, nome che compare sulla sua lapide.
Dopo l’unitá d’Italia cambiarono molte cose, anche i sogni. Crispi divenne parlamentare e abbandonó i repubblicani per schierarsi con i monarchici. Ben presto ripudió Rosalia, denunciando l’irregolaritá del matrimonio, celebrato a Malta da un prete sospeso a divinis per le sue simpatie patriottiche, e nel 1878 convoló a nuove nozze con Lina Barbagallo, un’aristocratica di Lecce dalla quale, cinque anni prima, aveva avuto una figlia. In effetti Rosalia consideró la scelta politica del consorte un vero e proprio tradimento di quegli ideali che li avevano uniti e per i quali avevano combattuto insieme. Scoppió uno scandalo e Crispi fu accusato di bigamia. In veritá fu poi assolto, ma non dalla regina Margherita di Savoia che si rifiutó di stringergli la mano e gli tolse il saluto.
Rosalia rimase a Roma dove morí in povertá. La sua salma é in un loculo concesso gratuitamente dal Comune di Roma.
Un’altra patriota sepolta al Verano é Giuditta Tavani Arquati (1832-1867) che, incinta del quarto figlio, morí col marito , con il figlio dodicenne Antonio e altri cospiratori durante il massacro nel lanificio Ajani a Trastevere. La tentata insurrezione contro il governo di Pio IX e la mancata rivolta del popolo romano contro il Papa Re anticiparono la disfatta garibaldina di Mentana del 1867. In effetti la vera unitá d’Italia si ebbe nel 1870 quando la breccia di porta Pia segnó la fine dello Stato pontificio.
Due anni fa ho celebrato e festeggiato il 150 ˚ dell’Unitá d’Italia non solo con un tricolore esposto sul balcone, ma ho voluto ringraziare idealmente nel cimitero del Verano tutti coloro, e sono davvero tanti, che hanno contribuito alla storia e alla cultura dell’Italia. Dopo avere girovagato a lungo e letto centinaia di lapidi (ahimé non basta la mappa), mi sono emozionata dinanzi al piccolo ritratto di Rosalia, l’ umile lavandaia che divenne un’intrepida patriota. In Via della Lungaretta 97 a Trastevere ho invece scovato una targa e un busto che ricordano Giuditta Tavani Arquati, divenuta il simbolo della lotta per la liberazione di Roma.
Rosalia Montmasson e Giuditta Tavani Arquati sono due protagoniste del Risorgimento italiano, che sfidarono i tempi e i costumi con scelte di vita che all’epoca dovevavo apparire- a dir poco- inusuali. Entrambe tradite, piú che dalle dinamiche del cuore e del potere, soprattutto dalla storia… una storia che ancora oggi, a mio parere, risulta scritta e interpretata dagli uomini.