Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia nacque a Torino nel 1851 da Ferdinando di Savoia – Genova e Elisabetta di Sassonia. Rimasta orfana del padre a quattro anni , fu accudita dalla contessa Clelia Monticelli di Castelrosso e da don Mottura, un prete liberale amico di Gioberti, che si preoccuparono della salute, dell’educazione e della serenità della piccola. Dopo qualche anno si avvicinò alla musica e alla pittura acquisendo gradualmente gusto per il colore che sperimentò negli acquerelli anche durante la vita da regina. Imparò quattro lingue, ma solo a quattordici anni iniziò a studiare l’italiano, la storia e la letteratura italiana con il professore Andrea Tintori.
Cresciuta nel clima risorgimentale Margherita conciliò bellezza e buon gusto con la forza e la determinazione del carattere, il senso del dovere con una buona capacità di comunicazione. A otto anni preparò bende per i feriti degli scontri del 1859 per un dovere di assistenza che l’accompagnò anche in seguito come regina madre dedita ad opere di beneficenza.
Nell’aprile del 1868, a diciassette anni, sposò il principe Umberto, che in realtà amò sempre la bella Bolognina, cioè Eugenia Attendolo Bolognini, contessa Litta. Tra migliaia di margherite, che addobbarono il duomo di san Giovanni a Torino e gli abiti delle dame , la fanciulla sposò la monarchia sin dall’inizio, dimostrando di avere un profondo senso del proprio ruolo regale, e chiese al re Vittorio Emanuele II il permesso di affacciarsi i per salutare il popolo festoso. Non fu un caso se divenne uno dei personaggi più amati della storia italiana: con l’aggraziata freschezza di sposa fanciulla e il carisma di un’innata signorilità conquistò l’alta società e il popolo. Anche quando visse a Monza , ove dimorava la “Bolognina”, la principessa Margherita non dimenticò le funzioni e i doveri del suo rango. Si trasferì a Napoli quando il re decise che il nascituro erede al trono doveva nascere lì per ragioni di stato. Infatti il piccolo Vittorio Emanuele III nacque a Napoli nel novembre del 1869 e fu accolto in una culla regale, decorata con medaglioni di madreperla e corallo, dono dei napoletani realizzato sotto la guida di Domenico Morelli e di Luigi Settembrini. Quando Roma si unì con un plebiscito al regno d’Italia, la famiglia reale si trasferì al Quirinale. Nella Città eterna la principessa Margherita conciliò impegni di vita mondana con quelli familiari di cura del figlio, ma soprattutto iniziò ad accogliere nella nuova reggia poeti, letterati , artisti famosi e non. Il 9 gennaio 1878 morì il re Vittorio Emanuele II e il principe Umberto salì al trono . Margherita divenne pertanto la prima regina d’Italia. Una regina incantatrice: colta, raffinata, elegante e affabile si fece amare durante un viaggio per l’Italia non disdegnando di indossare costumi tipici e gioielli di orafi locali. Ebbe carisma e rappresentò la vera forza della monarchia perché fu ben consapevole del proprio ruolo regale, dei propri doveri nella vita privata e pubblica , di mecenate delle arti e della cultura, di generosa e affabile interlocutrice con ambasciatori stranieri e gente del popolo dalla quale si lasciò avvicinare. Divenne un punto di riferimento , a differenza dello schivo consorte più dedito all’ arte venatoria e amatoria. La regina visitava collegi, orfanatrofi e scuole, partecipava a inaugurazioni ed eventi culturali e mondani.
Nel luglio del 1900 il gioviale re Umberto, scampato a precedenti attentati, fu assassinato con quattro colpi di pistola dall’ anarchico Bresci e quindi l’11 agosto gli successe al trono il re Vittorio Emanuele III. Di conseguenza la regina Margherita assunse il ruolo di regina madre, continuando a dedicarsi ad opere di beneficenza e di promozione delle arti e della cultura .
Dopo l’attentato al consorte, nel settembre 1879, si recò a Bordighera e fu ospitata dal barone Bischoffsheim nella villa Etelinda. Anni dopo ritornò nella tranquilla cittadina del Ponente ligure e nel 1914 acquistò una villa con giardino che l’architetto Luigi Broggi trasformò nella splendida Villa Regina Margherita. Dal 1916 da maggio a dicembre la regina si ritirava nella villa, dove ritrovava la serenità tra le tante rose e il verde del parco. Non si sottrasse a impegni di vita pubblica fino a quando si spense nell’ amata villa di Bordighera il 4 gennaio 1926.
“Margherita di Savoia è artista pel bisogno di vivere in un ambiente esteticamente bello nell’insieme e nei particolari, dai mobili di stile, ai ninnoli, ai quadri, alle statue, alle piante, ai fiori con intonazione che riveli un concetto. Era artista Margherita perché aveva negli italiani suscitata la persuasione che le emozioni estetiche erano un bisogno del suo cuore e che offrirgliele era l’omaggio che più gradiva. All’arte la regina dava un posto d’onore come già i greci nell’educazione… era artista sempre, se sonava, se cantava, se dipingeva , se lavorava, se si vestiva, se sceglieva le sue villeggiature estive o invernali, se organizzava una festa” (Giovanna Vittori, Margherita di Savoia, 1927)
Basti ricordare che la regina influì nelle scelte architettoniche e decorative della villa; volle che Tommaso Bernasconi , proveniente dall’ Accademia di Brera, decorasse l’interno della villa. Non a caso questo gusto per il bello si rispecchia nei sopraporta della villa in un itinerario dei ricordi e dei luoghi cari alla regina: palazzo Chiablese a Torino dove nacque nel 1821, la villa ducale di Stresa dove visse con la madre in seguito alla morte del padre Ferdinando di Savoia- Genova, il palazzo del Quirinale, il palazzo Margherita di Roma ove si trasferì dopo la morte del re, Castel Savoia a Gressoney e il castello ducale di Aglié, dimore estive, il castello di Stupinigi ove si ritirò nei primi anni di vedovanza.
Villa Regina Margherita si trova sulla Via Romana di Bordighera, lungo il percorso dell’antica via Julia Augusta che in età romana collegava la Liguria alla Gallia. Nel 2009 la villa è stata acquistata dall ’amministrazione provinciale di Imperia e della Città di Bordighera che d’intesa con la Regione Liguria e la famiglia Terruzzi hanno trasformata la villa in un museo. Qui è possibile ammirare la pregiata collezione “Terruzzi” di dipinti del Seicento e Settecento, nature morte italiane e straniere dal 1500 in poi , porcellane orientali, bronzi, argenti, ceramiche e mobili . Tra antichi arredi, spettacolari vetrate artistiche –le mie preferite- e lampadari, delicati stucchi e parquets in un’oasi di storia e di arte raffinata spiccano opere dell’arte ligure del Seicento, delle scuole napoletana , tra le quali tre quadri di Luca Giordano, emiliana , caravaggesca e francese (Jean Baptiste Lallemand, Joseph Sauvage, Jean François de Troy ).
Tappa obbligata è la terrazza panoramica che si affaccia sul mare, sui giardini e sulla sempre bella Bordighera.