I giorni della merla

giorni della merlaUna delle tante varianti della leggenda sui “tre giorni della merla” narra che il freddo Gennaio fosse solito fare  dispetti a una merla dalle bianche piume: ogni volta che usciva dal nido in cerca di cibo, la investiva con gelide folate. Un anno la merla decise di sottrarsi ai suoi tiri rintanandosi per tutto il mese di gennaio, che allora aveva ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese uscì dal nascondiglio e si pavoneggiò davanti al burbero Gennaio . Questi, indispettito dall’affronto subito, chiese in prestito tre giorni al più mite febbraio e scagliò ovunque neve, vento e pioggia. La candida merlotta  volò via e si rifugiò in un camino nei tre giorni di gelo. Quando spuntò il sole, uscì all’aperto ma le sue piume erano diventate indelebilmente nere a causa della fuliggine.

 Da allora i merli sono neri e il 29, il 30 e il 31 gennaio sono chiamati i giorni della merla.Si dice che la primavera sarà bella se i  giorni della merla sono freddi, altrimenti arriverà in ritardo.

Credete a queste previsioni?

 

La terza neve

Guardavamo dalle finestre, là

dove i tigli

si stagliavano neri

nella profondità del cortile.

sospirammo –

ancora, la neve non veniva,

ed era tempo, ormai,

era tempo…..

 

 

E la neve venne,

venne verso sera,

essa

giù dall’alto dei cieli

volava

a seconda del vento;

e nel volo oscillava.

A falde sottili come lamine,

fragili,

era confusa di se stessa.

La prendevamo nelle mani,

e stupivamo:

dunque, era quella la neve?

 

 

…. Dopo sette giorni

venne la neve nuova.

Non venne –

precipitò.

Cadeva così fitta, da non potere

tenere aperti gli occhi,

a tutta forza

vorticava in cerchio, mugliando.

… ma disperò di sé,

non resistette

e si diede per vinta.

E noi, ansiosi

sempre più spesso

scrutavamo l’orizzonte:

quando quella vera verrà?

Perché era tempo,

era tempo….

 

 

Ed un mattino

era davvero tanta

ed era davvero bella.

Cadeva e cadeva

nel baccano dell’alba

fra il rombo della macchine e lo sbuffare dei cavalli,

e sotto i piedi non si scioglieva,

anzi diventava più compatta.

Giaceva

fresca e scintillante

e ognuno ne restava abbagliato.

Ed era lei, la neve. La vera.

L’aspettavamo.

Era venuta.

 

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko