Casalinghe, ora tocca a voi !

Si parla  tanto di sciopero  inteso come  astensione collettiva dal lavoro di lavoratori dipendenti allo scopo di rivendicare diritti per motivi salariali, per protesta o per solidarietà. Diverse sono le modalità di svolgimento dello sciopero, non tutte legittime.

01047gSubito ho pensato  a una categoria di lavoratrici, una delle più  indispensabili a livello nazionale, non retribuita economicamente  ma soltanto con gratitudine, che sarebbe doverosa ma non sempre viene ad essa elargita. Una  categoria che esiste dai tempi del nautilus, quella  delle casalinghe, le stacanoviste dedite alla famiglia e alla casa. Le casalinghe DOC, che lavorano esclusivamente in casa, sono ormai in estinzione perché avanzano sempre più  ibridi a  rischio di precoce esaurimento nervoso e usura che lavorano male in casa e sono sempre di corsa  fuori casa. Le casalinghe tradizionali sono tuttofare  attivissime, raramente  hanno copertura da infortunio, possono  godere di ferie saltuarie da fruire solo quando marito e figli  vanno in trasferta  allo stadio, percepiscono  la tredicesima una tantum, equiparata alla metaforica vincita di  un terno al lotto, quando la tribù familiare trascorre le vacanze a  casa della  suocera, di solito non  versano contributi previdenziali e quindi non maturano né pensione né liquidazione  ma solo  una sempiterna anzianità di servizio.

Se  scioperassero le casalinghe,  la conseguente paralisi nazionale  provocherebbe effetti devastanti sia nel  settore privato che in quello pubblico. Lo  sciopero  potrebbe essere generale se esteso in tutto il paese o  locale se svolto in  una sola città, settoriale se interessa un unico  settore della loro attività, per esempio le mansioni di  lavaggio  e stiratura della biancheria.

Le lavoratrici  potrebbero fare uno sciopero bianco per cui, anziché astenersi dal lavoro , potrebbero applicare   alla lettera i regolamenti  causando disagi. Consigliabile nei casi in cui si sentano  sminuite nell’ orgoglio di categoria ogniqualvolta si sentano dire ma di cosa ti lamenti, se stai sempre a casa a riposarti e a guardare la tv ?  detto da chi ignora cosa significhi allevare per esempio  un pupo che impedisce pure di guardarsi allo specchio. In tal caso le scioperanti  potrebbero accusare un’improvvisa   “pantofolite” acuta  guaribile con  sollevamento e relativo appoggio delle gambe su un poggiapiedi dinanzi alla tv e con sciroppamento di telenovelas, reality e quant’altro aggradi loro di più per almeno due settimane. Durante lo sciopero bianco il pargolo  scorrazzerebbe indomito per  casa inseguito da un padre precettato che scoprirebbe  coattamente i piaceri dell’allevamento della prole, imparando a  non bestemmiare e a rodersi  il fegato perché, si sa,  i pargoli hanno diritto a  crescere in un ambiente sereno e rassicurante. Particolarmente efficace potrebbe essere lo sciopero  “a gatto selvaggio” in cui in una catena di montaggio le varie sezioni scioperano in tempi diversi, in modo da arrestare la produzione per il massimo tempo possibile. Questa forma di sciopero è drastica, implicherebbe e provocherebbe  tensioni familiari e si potrebbe attuare con una voluta dimenticanza nel  pagare le bollette.  Il giorno in cui vengano sospese l’erogazione di gas, energia elettrica e acqua le scioperanti dovrebbero partire tempestivamente  con un volo per le  Bahamas, pagato con una cresta pluriennale fatta sul  budget per la spesa, soprattutto  per evitare le ire del padrone di casa .Queste ultime due forme di sciopero sono volte ad alterare i nessi funzionali che collegano i vari elementi dell’organizzazione familiare in modo da produrre il massimo danno per la controparte con la minima perdita per le  scioperanti che guadagnerebbero una vacanza da single e avrebbero come unico danno l’impossibilità di  coccolare il pupetto…ma  le casalinghe  sono molto fiduciose  nel consorte e sono certe di averlo lasciato nelle sue ottime mani.

Esiste una forma di sciopero detta  a singhiozzo, caratterizzato da brevi interruzioni . Si consiglia di esercitarlo nel talamo nuziale e nei momenti di intimità . Questa forma di sciopero ha una garantita e immediata  efficacia. Infatti qualsiasi datore di lavoro si arrende sin dalla seconda interruzione. Poco praticato è   lo sciopero a scacchiera che prevede  un’astensione dal lavoro effettuata in tempi diversi da diversi gruppi di lavoratori le cui attività siano interdipendenti nell’organizzazione familiare come, per esempio, nell’ astensione dal lavoro da parte di casalinghe e  delle badanti assunte per l’anziana  mammà. Molto plateale è  lo sciopero con corteo interno in cui le manifestanti, anziché organizzare picchetti all’ingresso di casa , si muovono in formazione all’interno, bloccando i vari reparti che attraversano. Immaginate le scioperanti  che sfilano  in corridoio o stazionano con striscioni davanti alla porta del bagno gridando slogan provocatori mentre il datore di lavoro è concentrato a soddisfare bisogni primari sul water.

Care casalinghe incrociate le braccia ogni tanto e  non preoccupatevi! Nessuno potrà mai  precettarvi, né decurtarvi la paga perché lavorate gratis, nessuno potrà mai licenziarvi perché non siete  mai state assunte con un regolare contratto né rimpiazzarvi perché questa manovra graverebbe troppo sul bilancio familiare. Unico rischio è che il datore di lavoro dichiari la bancarotta fraudolenta e scappi con la giovane badante extracomunitaria di mammà…ma, poiché l’Homo Italicus  ha ben interiorizzato il detto che i figli “so’ piezz’e core”, verrà incontro alle vostre legittime richieste: vi aprirà un conto bancario cui potrete attingere liberamente per le vostre spese personali ( attente a contrattare e definire bene  il versamento mensile a carico del datore dei lavoro e ricordatevi di pattuire  la tredicesima  e il bonus annuale), vi concederà  un periodo di ferie  che siano veramente un’occasione  di  riposo e non di stress aggiuntivo, e sicuramente scatterete in pole position nella società che finalmente vi riconoscerà sincera ed eterna gratitudine.

Come ti senti?

“ I figli crescono e le mamme imbiancano” cantavano Gino Latilla e  Giorgio Consolini in  “Tutte le mamme del mondo”, nel lontano 1954. Deo gratias, c’è rimedio se non altro alla capigliatura! 😉

Nel primo  anno di vita  il pupetto cresce a vista d’occhio, muove i primi passi, azzanna di tutto,conosce ed esplora e  i genitori si destreggiano in allenamenti continui  per accudirlo, educarlo e salvaguardare l’ incolumità di tutti, poi precipitevolissimevolmente si cimenta in conquiste, progressi, delusioni, esperienze e i genitori arrancano dietro in una sorta di slalom, crescono e cambiano con lui, cercando di mantenere l’ equilibrio della coppia.

 All’improvviso un evento induce  il figlio a chiederti un completo, con  giacca e cravatta. Ti compare davanti, e per la prima volta lo vedi diverso dinanzi a te: alto, ben piazzato, con quei  capelli lunghi, ai quali concede di dare un abbozzo di forma dopo suppliche di mesi. A nulla valgono le esasperate ed esasperanti minacce parentali, ispirate  a  Dalila e Sansone, da attuare a tradimento nel suo placido sonno. Se non fosse per il viso quasi imberbe, per gli sbalzi d’umore e i picchi ormonali, gli daresti molti più anni e penseresti che sia apparso dal futuro il suo Avatar.

 Fa effetto scoprire un figlio diciassettenne vestito prematuramente  da homo,  invece che col solito  jeans e felpe informi. Sorprende. Non poco. Al mio  “ Come ti senti?”, mi ha fissato con uno sguardo al contempo imbarazzato e compiaciuto. Lo stesso di quando a sei anni scoprì che la signora del filmino, con  i capelli mossi e raccolti  e l’abito da sposa, era sua madre. L’Avatar del  mio passato. Strano come i figli a stento riescano a immaginare giovani i  loro genitori. E sembrano lontane le contese, le litigate, i suoi atteggiamenti ora provocatori e scanzonati, ora dolcemente protettivi e possessivi,  gli  inevitabili compromessi che ci mettono alla prova nel divario generazionale e nei rispettivi ruoli.

 Dopo due ore di preparativi e un’estenuante e sofistica discussione sulla lunghezza dei calzini,  quantità di indumenti e l’occorrente per il viaggio con annesse e connesse valutazioni probabilistiche di ogni evenienza ,variazioni atmosferiche comprese, finalmente ha chiuso la valigia. Di conseguenza  ho tirato un sospiro di sollievo, perché sono riuscita a fargli portare un paio di ciabatte nella speranza che abbandoni l’usanza della “Tribù dei piedi neri” di girare scalzo, perlomeno fuori casa. L’illusione è durata poco, perché si è lanciato alla ricerca  della sua maglia preferita. Quella stinta  che  non mi piace ma a lui sì, e tanto. Era nervoso, preoccupato- a suo dire-  dell’onda anomala ! E io che pensavo fosse il timore di questa sorta di iniziazione  nel suo primo viaggio per mare, che potrebbe essere l’occasione  per iniziare a capire se gli piacerà la strada intrapresa. Del resto è un viaggio di istruzione di soli nove giorni  e sarà sicuramente in bella compagnia. Chissà che cosa intendeva per onda anomala e chissà se me lo dirà mai.

 mare Capri 2Vederlo fare la prima valigia, quella che lo porta lontano e dovrebbe segnare –spero- una diversa autonomia, è una gioia che litiga con un naturale moto di ansia. Non è l’istintiva ansia del distacco di mammà  italica dal suo scarrafone. Un’ansia nata in un  lungo giorno d’estate, in cui  io e consorte  non riuscivamo a contattare mia figlia quindicenne che si trovava a Londra per motivi di studio, proprio  quando nel 2005 ci fu l’attacco terroristico nella metropolitana. Poi  dicono che le mamme ( e i padri)  imbiancano. Non sono mai stata dipendente tanto dal cellulare come in quel periodo.  Non ho mai desiderato tanto una telefonata in vita mia, proprio io che detesto lo squillo del telefono che  deve tacere, se tutto va bene. Se squilla fuori orario, potrebbe essere per qualche emergenza. Strano come certe circostanze lascino impronte emotive. Anni fa concordavo  appuntamenti telefonici col consorte  e l’attesa di averne notizie era vissuta  con un’emozione diversa e con la certezza che  era in grado di badare a se stesso. Un’agognata civetta di Harry Potter sarebbe stata un gradito ausilio per comunicare più spesso e in seguito  vi hanno sopperito la telefonia mobile e internet, che accorciano ogni distanza e non fanno tuttuì né spargono piume come la civetta.

 Mentre la vita corre su tanti fronti,  i figli crescono ed è giusto che vadano incontro alla loro vita con la voglia e il più o meno celato timore di investire se stessi  per scoprire questo mondo, al tempo stesso  meraviglioso e dannato. A pelle intuisci che le loro perplessità sono anche le tue,  nascoste dietro le solite, ammorbanti raccomandazioni. In fondo è bello vederli così, sospesi tra le acquisite certezze dell’infanzia e le incognite delle età successive.  È tempo di  seguirli a distanza con la mente e il cuore, di allungare sempre più quel cordone ombelicale finché non sarà reciso davvero. O forse sarà soltanto meno visibile e sentito.

 Certo che la Mammitudine, tacciata di iperprotezione viscerale, marchia a fuoco dentro  un tatuaggio indelebile e coesiste con quella trasmessa dai miei ansiosi e anacronistici caudilli (genitori), protagonisti e destinatari del sempiterno scontro generazionale. Quante volte leggo commenti e articoli di figli e di genitori, in un ruolo ribaltato a distanza di anni, nei quali si alternano la stessa insofferenza, le stesse intenzioni di non compiere gli  stessi errori, di vivere e lasciare vivere. Sono  talvolta tentativi di conciliazione con sé e con loro, dichiarazioni di affetto o rifiuto, accuse a lungo sopite o espresse, che non rinnegano, anzi sembrano riconoscere ancor più  quel legame sottile e profondo, a prescindere dalle reciproche aspettative, difficoltà a non deluderle, senso di inadeguatezza e gratificazione.

 Shanghai-night

“ Adesso come ti senti?” Qualche giorno fa  ha preparato un’altra valigia per  iniziare a vivere davvero la sua prima esperienza lavorativa per mare. Vedo ancora quella valigia, pesante e ben chiusa, come quella dei suoi nonni e di suo padre. Anche il passaporto, la sua giovinezza, il suo abbraccio.

uomini-mareOra è  più grande, con i capelli più corti e la barba più lunga, lo sguardo più determinato che tradisce un po’  di nervosismo e ansia . L’intraprendenza lo ha portato dall’altra parte del mondo su una petroliera che gli farà scoprire il mare, quel mare che lo farà tornare più uomo. Come mio padre, come suo padre. Quel mare che separa e unisce in una lontananza che avvicina i cuori e fortifica, quel  mare che ridimensiona ogni cosa e cambia  prospettiva. Questo distacco per me è diverso dagli altri, prima sapevo che partivano uomini già esperti del mare, ma sento che ce la farà, perché il lavoro è ormai un privilegio da cogliere al volo ed  è tempo di costruire con una svolta che gli  permetterà di progettare il suo futuro .  

In bocca al lupo, figlio mio, “ ‘A Maronn t’accumpagn” !

  

Articoli correlati: 

La valigia 

Il mare 

Mea culpa  (prima parte l’infanzia) 

Ma culpa (seconda parte l’adolescenza) 

I figli sono le ancore nella vita di una madre (Sofocle)

‘A fatica

È una necessità , un’ambizione, una passione, una vocazione, una missione, una fortuna . A volte frustrazione e rinuncia. Una sfida. Indipendenza e dipendenza, flessibilità, mobilità, sedentarietà, movimento, lontananza. Crescita, progresso, relazione, interesse, confronto, competizione, creatività, ingegno, manualità, talento, concentrazione, soddisfazione o scontento, ripetitività, alienazione, allenamento e resistenza. Operosità. Responsabilità.

Assorbe, sfibra, motiva, gratifica, stanca, logora, stressa, arricchisce, sfrutta, condiziona, orienta. Tempra. Mette in gioco… a volte in discussione. Costruisce un progetto di vita più ampio, dà dignità e identità sociale, nobilita, talvolta abbrutisce.

 Qualunque esso sia, è il lavoro: investimento di tempo, energie, risorse, capacità, competenze, potenzialità, impegno, costanza, fatica. Diritto della persona e dovere sociale.

Morire sul lavoro è cadere con onore sul fronte di una quotidianità che appartiene a tutti.La morte bianca assolve nel martirio ma ci condanna a un intimo dolore.

 Oggi aggiungo che  i suicidi dei nuovi martiri del lavoro  ci marchiano a fuoco  con un bruciante  senso di colpa di fronte a tanta impotenza e negazione di questo basilare diritto-dovere. Sono tempi difficili in cui c’è ben poco da festeggiare; è tempo di aiutare concretamente i disoccupati e coloro che vivono il lavoro in condizioni di precarietà e di sfruttamento. È tempo  di dare  risposte sociali più concrete, di garantire ‘a fatica. 

Erre come… Rosarno

Tre anni fa Rosarno fu teatro di una rivolta urbana , in seguito al ferimento di due immigrati africani, con un’arma ad aria compressa, da parte di sconosciuti. Dal 7 al 9 gennaio 2010 gli scontri coinvolsero immigrati, cittadini e forze dell’ordine, facendo emergere una realtà di degrado e di sfruttamento, indegna di un paese civile.

 Riecco Erre…a ricordo della rivolta di Rosarno.

 Rissosa rivolta di raggirati reietti rappresenta reazione a regia di reprobi, rapaci rais. Ragazzi racimolavano ridicole retribuzioni, raccogliendo. Recentemente raggrumano rantolanti  respiri mentre  rapide ruspe raspano Rognetta, rivoltano rancidi rifiuti e resti di riscossa.

Rimpatrio, risarcito rimborso di rinnegato rispetto nelle rimbalzanti responsabilità, risveglierà  rimorsi? Rosarno  resterà  roccaforte di rustici rampanti che reingaggeranno remissive reclute, riconquisteranno recinti, o riconoscerà rovinose ribalderie? Ruggente si riarmerà, resisterà per risanarsi, ricostruire relazioni, redimersi, o ruffianamente  riverirà racket e ragguardevoli rampolli reggicoda? 

Reiterata recrudescenza ricerca riflessioni, rivendica regole, raccomanda reale  e reciproco recupero. Rabbia e revanscismo reclamano ragionevoli rimedi, risposte, risultati.Requiescat  Rognetta, rugginoso ritratto, risaputo reflusso,  rude radiografia di rilassata  Repubblica.

Recondita rapsodia riconcili, restituisca  rispetto a reduci di rivolta, relegati in rinunce, ricatti e restrizioni. Redivivi repressi raggranellano rare reliquie di remoti ricordi, rimpiante ragnatele di radici.

 Rincresce ricordare, romita Rosarno!