Nei primi decenni del ‘900 la rivoluzione messicana contro il dittatore Porfirio Diaz si attuò anche con i murales pro marxismo di Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros che dipinsero civiltà precolombiane, la conquista coloniale spagnola, il culmine dell’era moderna con la Rivoluzione iniziata nel 1910. Negli anni’30 la pittura murale sbarcò oltreoceano ma solo con Mario Sironi, scultore e architetto, in base a una nuova concezione dello spazio venne rivalutata e incoraggiata nel mondo artistico perché fosse fruibile a tutti. Dopo le scritte che, come tag, dai treni di Filadelfia e New York approdarono al 68’ francese invadendo ben presto i muri d’Europa , negli anni’ 90 la street art non fu più considerata come opera di vandali bensì iniziò ad essere apprezzata come un movimento artistico, in grado di trasmettere contenuti, a volte provocatori, un significato dell’arte e tecniche sempre nuove.
In Italia uno dei primi street artist fu Blu, che oramai ha fama mondiale del quale ho scritto qui. Oggi la street art è apprezzata e rientra in progetti urbani di riqualificazione degli spazi pubblici in tante città italiane e in particolar modo nelle periferie . Da tempo Roma ha attuato progetti con street artists operanti sul territorio che hanno realizzato circa 330 opere in 150 strade della città, creando un museo a cielo aperto, fruibile da cittadini e turisti, e che ben si colloca nel panorama internazionale di questa forma d’arte contemporanea.
Ho già parlato delle iniziative promosse dalla Provincia di Roma, ex Municipio XI, ex Municipio XV, dalla Fondazione Romaeuropa per valorizzare le aree industriali dismesse del quartiere Ostiense, l’ex caserma dell’aeronautica Fronte del Porto, muri anonimi e i due sottopassi ferroviari ove i murales alleggeriscono pareti e piloni dal pesante grigiore del cemento. (http://www.skipblog.it/tag/street-art/ ). Sono interessanti anche i murales dell’artista statunitense Ron English come la nota “Guernica” al mattatoio del Testaccio e il “Jumping wolf” in via Galvani che ha suscitato qualche critica per la sproporzione e rappresenta Roma in tempi di crisi e decadenza.
Il 21 aprile del 2016, giorno del Natale di Roma, è stata inaugurata Triumphs e Laments, la grande opera site-specific dell’artista William Kentridge per la città di Roma, esattamente per “Piazza Tevere” cioè il tratto delle banchine del Tevere tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto per il quale l’ Associazione Tevereterno ha ideato un progetto di valorizzazione delle rive del fiume. Triumphs e Laments è un fregio sugli argini che si sviluppa per 550 metri di lunghezza con un’altezza di 10 metri, realizzato senza l’uso di vernici o pittura, ma rimuovendo selettivamente la patina biologica accumulatasi sulle mura di pietra nel corso del tempo ( qui le immagini e il video ).Le 80 opere di William Kentridge sono esposte al MACRO di Roma dal 17 aprile al 2 ottobre 2016.
A Tor Marancia ventidue artisti di dieci Paesi, con la collaborazione di 500 abitanti del quartiere e dei ragazzi delle scuole, hanno realizzato a titolo gratuito un capolavoro di street art, grazie al progetto Big City Life Tor Marancia finanziato dalla Fondazione Roma e dal Comune di Roma. Le opere murali sulle facciate di undici case popolari di proprietà Ater del lotto 1 di Tor Marancia sono approdate alla 15a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
Di recente l’artista brasiliano L7m è giunto per la prima volta in Italia, su iniziativa dell’associazione a.DNA per il progetto “Urban Area – A Scena Aperta”. Ha dipinto i “Sacred birds”: un passero in una scomposizione spaziale a Ostia, un coloratissimo allocco che vola spianando le ali su un muro di cemento al lago ex- Snia nel quartiere Prenestino e due colibrì sospesi in volo in via dei Quintili 162 al Quadraro.
Nello storico quartiere Quadraro si trovano opere di street artist di fama internazionale, grazie al progetto M.U.Ro (Museo Urbano di Roma) patrocinato dal Comune di Roma e dalla provincia nel 2012. Sulle facciate dei palazzi, saracinesche di uffici e negozi le opere ben si integrano nel tessuto urbano riqualificando non solo un’area che era degradata ma promuovendo anche sinergia sociale con i comitati di quartieri che collaborano alla realizzazione delle stesse. Basti ricordare Ron English, che critica l’imperialismo con Baby Hulk e Mickey Mouse che indossa una maschera antigas, mentre Beau Stanton in “Ex morte vita” tratta il tema della vita e della morte . In piazza Quintili il grande murales di Gary Baseman ricorda il rastrellamento che nel 1944 i nazisti fecero nelle strade e nelle case del Quadraro.
Tema ripreso dal romano Lucamaleonte, che oltre a trasformare con Hitnes il buio sottopasso di via delle Conce nel quartiere ostiense, al Quadraro ha realizzato “ Il nido di Vespe” per un passato da non dimenticare. Infatti proprio Kappler definì nido di vespe il quartiere quando durante l’operazione Balena nel 1944 deportò un migliaio tra uomini e ragazzi nei campi da lavoro tedesco, con la speranza che donne e bambini morissero di stenti. Invece i superstiti abitanti seppero attivare la solidarietà e la resistenza del nido per sopravvivere, tant’è che il quartiere fu insignito della Medaglia al valore civile. Il nido di vespe allude anche al degradato Quadraro vecchio che negli anni ’70 divenne il ghetto di immigrati meridionali, appunto un nido di pericolose vespe da emarginare . Oggi però spicca la scritta “Ora stai entrando Quadraro libero”, quartiere che ricorda e ha avuto la forza di rinnovarsi.
Ottima riuscita ha avuto il progetto SanBa nel difficile e popolare quartiere San Basilio perché ha coinvolto, oltre ai comitati di quartiere, anche associazioni e scuole che, a livello propositivo e di attività laboratoriali, hanno cooperato con gli artisti recuperando un senso di appartenenza al territorio in un’ottica di contrasto allo squallore e all’abbandono. Rendere più luminoso e bello un contesto anonimamente grigio è una prerogativa di Hitnes che ha animato le facciate di sei case popolari di San Basilio con un fiabesco bosco incantato e popolato da animali e da una lussureggiante vegetazione.
Liqen, proveniente da una città industriale della Spagna e caratterizzato dalla passione per l’entomologia, denuncia gli effetti nefasti dell’industrializzazione sul destino dell’uomo e della natura. A Roma ha realizzato “El Renacer ” un enorme murales raffigurante un rastrello che fa emergere da ferro e cemento il terreno fertile dove germogliano la cultura, il bello e la vita.
Iacurci , noto per la metafora della pacifica convivenza del Nuotatore di via Fronte del Porto nel quartiere Ostiense, ha contribuito al progetto SanBa con “Blind Wall” ove un uomo senza occhi innaffia un giardino, un quartiere rinnovato pacificamente e portato con delicatezza sul palmo di una mano in “ The Globe” .
Infine non si può poi non ricordare la cosiddetta “Cappella Sistina di Tor Pignattara” del veronese Nicola Verlato, cioè il grande murales “Hostia” che sembra un affresco del ‘500. Qui viene immortalato Pier Paolo Pasolini che, appena ucciso, precipita mentre dall’alto lo guardano la polizia e il suo assassino. In basso è ritratto da bambino tra le braccia della madre che sta scrivendo. Il bambino poggia la mano destra su quella della madre in un ultimo contatto, mentre si protende verso la nera Signora che gli indica la strada. Opera solenne per il grande intellettuale che ha tanto osservato e raccontato la vita delle borgate romane.
… Stupenda e misera città,
che m’hai insegnato ciò che allegri e feroci
gli uomini imparano bambini,
le piccole cose in cui la grandezza
della vita in pace si scopre, come
andare duri e pronti nella ressa
delle strade, rivolgersi a un altro uomo
senza tremare, non vergognarsi
di guardare il denaro contato
con pigre dita dal fattorino
che suda contro le facciate in corsa
in un colore eterno d’estate;
a difendermi, a offendere, ad avere
il mondo davanti agli occhi e non
soltanto in cuore, a capire
che pochi conoscono le passioni
in cui io sono vissuto:
che non mi sono fraterni, eppure sono
fratelli proprio nell’avere
passioni di uomini
che allegri, inconsci, interi
vivono di esperienze
ignote a me. Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare
esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognun, era il mondo…
(da “Il pianto di una scavatrice”, Pier Paolo Pasolini)
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(immagini dal web)