Nel cortile di Palazzo Nuovo in Campidoglio Marforio, mordace interlocutore a distanza col sarcastico Pasquino, sorrideva beffardo mentre cercavo di immortalare ciò che sentivo come bello.
Per gli antichi il bello era proporzione e armonia di forme, rese ancor più pure dalla trasparenza del marmo. Ci sono opere che a distanza di secoli hanno reso eternamente belle qualità esistite da sempre, colte in matrone, fanciulle, divinità, imperatori, guerrieri.
Uomini e donne, realmente esistiti o immaginati, che ancora trasmettono forza, fierezza, fermezza, gentilezza, nobiltà, dolcezza, leggiadria, armonia, serenità.
“Per quanto viaggiamo in tutto il mondo per trovare ciò che è bello, dobbiamo portarlo con noi oppure non lo troveremo” (Ralph Wado Emerson).
Non saprei se si coglie il bello perchè è stato coltivato dentro di sè o perchè è una proprietà insita oggettivamente nelle cose. Potremmo discutere a lungo sul carattere oggettivo o soggettivo del bello. Sta di fatto che a Roma ovunque, per strada, nei musei e nelle chiese, ci sono opere talmente sublimi che suscitano incanto e commozione.
Qui alcune statue della classicità ammirate nei Musei Capitolini di Roma, che custodiscono una delle collezioni d’arte più prestigiosa e antica del mondo e hanno ispirato questo post.