È finito il tormentone che per secoli ha alimentato dissertazioni filosofiche e biologiche, cioè il famoso quesito “È nato prima l’uovo o la gallina?” .Infatti dal 2006, in base a studi di genetica e a ragionamenti logici, due professori universitari e un avicoltore britannico hanno concluso: Poiché il materiale genetico non muta durante la vita di un essere, il primo uccello che si è evoluto in quella che oggi noi chiamiamo gallina deve essere prima esistito come embrione all’ interno di un uovo, avente lo stesso DNA dell’animale che sarebbe diventato. Pertanto, è nato prima l’uovo della gallina.
In parole semplici, un uovo di gallina genera necessariamente una gallina, ma può essere stato deposto da una “non gallina”.(Times)
Spesso la gallina è ricordata per qualità di scarso pregio quando si dice “ha un cervello da gallina”, riferendosi il più delle volte al gentil sesso, o si allude ad una scrittura irregolare ed incomprensibile detta appunto a zampa di gallina,tipica di chi scrive in fretta e in particolar modo dei medici.
Jannacci cantava che ” La gallina non è un animale intelligente lo si capisce da come guarda la gente”. Forse anche perché “le anatre depongono le loro uova in silenzio. Le galline invece starnazzano come impazzite. Qual è la conseguenza? Tutto il mondo mangia uova di gallina” (HenryFord) però è vero che “Se la gallina non cantasse, nessuno saprebbe che ha fatto l’ uovo.”
In fondo “il gallo canta sempre, persino la mattina in cui finisce in pentola.” (Stanislaw J. Lec) e quindi non so chi dei due polli brilli di più per acume.
Merito della gallina che va a nanna presto e che, a differenza del gallo che fa chicchirichì e due colpi d’ala e via, invece fa l’uovo senza neanche fare il nido e, da chioccia, sta buona e cova i suoi pulcini.
Nelle guerre fratricide del pollaio “molti fan la guerra per un uovo e lasciano intanto scappar la gallina” (mica scema!) ignorando che se “Il passato è un uovo rotto, il futuro è un uovo da covare.” (Paul Eluard), quindi bisogna difendere la gallinella per avere altre uova e garantire la sopravvivenza del pollaio. Inoltre è risaputo che gallina vecchia fa buon brodo, a dispetto dell’età.
Nonostante i battibecchi , galli e galline convivono in un rapporto simbiotico.
Mi sovviene “Galline in fuga” , film d’animazione di qualche anno fa, trasposizione della “Grande Fuga” ,tratto da una storia vera sull’ evasione di prigionieri alleati da un campo di concentramento tedesco durante la seconda guerra mondiale.
Per sottrarsi all’ infame destino di essere trasformate in pasticcio di pollo, le gallinelle, capitanate dall’ intraprendente Gaia, decidono di evadere dal pollaio lager. Nei preparativi e addestramenti per la fuga, le coccodè sono aiutate da Rocky, un gallo americano precipitato dal cielo perchè sparato, a loro insaputa, da un cannone da circo. All’inizio Rocky le illude che possano volare, poi quando la verità viene scoperta, insegna loro a svolazzare quel tanto che basta per superare l’alto recinto e si cimenta nella costruzione di una rudimentale macchina volante che consentirà di mettersi in salvo.
L’immagine più delicata della donna gallina è nei versi che Umberto Saba dedicò alla moglie. Quest’ultima giustamente si risentì, anche perché viene paragonata in modo inconsueto pure alla giovenca, alla cagna, alla coniglia, alla rondine, alla formica e all’ape.
Con tono ingenuo, semplice,quasi infantile e sicuramente innovativo perché lontano dal tradizionale linguaggio amoroso, il poeta ne canta la naturale bellezza,l’energia vitale ,la prorompente fisicità. Le migliori qualità che avvicinano a Dio sono in tutte le femmine di tutti i sereni animali e in sua moglie…ma in nessun’ altra donna.
A mia moglie.
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così, se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Pertanto essere additate come gallinelle, talvolta potrebbe pure essere
un bel complimento! O no?
P.S: perdonate la polemica finale. Nel luglio 2008 commentavo così un post della mitica Placida Signora a riguardo della gallina, alla quale nel vecchio blog affondato avevo dedicato questo mio post . Ho trovato in rete il mio scritto interamente copiato nel 2009 da un tale, che non menziono perché non merita pubblicità in quanto non ha nemmeno citato come fonte o linkato skipblog.it . Preciso che “l’elogio della gallina” è mio e lo ripubblico io. Ecco! 😉