Chiesa di San Giovanni a Carbonara, Napoli

 

Via San Giovanni a Carbonara, in origine  aperta fuori dalle mura della città, fino alla fine del medioevo fu destinata alla raccolta e alla combustione dei rifiuti (storia vecchia!).Su un terreno donato dal nobiluomo Gualtiero Galeota  gli Agostiniani iniziarono a costruire nel 1343   una chiesa e un convento che furono ultimati all’inizio del XV secolo durante il regno di re Ladislao d’Angiò- Durazzo. Questo è uno dei complessi religiosi più particolari e  belli della Napoli del Quattro e del Cinquecento, realizzato in molteplici periodi.

 

Vi si accede da una scala ellittica a doppia rampa del 1707 , frutto dell’ingegno di Ferdinando Sanfelice, un  grande architetto che trasformò le scale in un elemento architettonico scenografico. La scalinata conduce alla cappella di Santa Monica (XIV secolo) ove si trova il sepolcro di Ruggero Sanseverino realizzato da Andrea da Firenze. La chiesa fu nascosta dalla costruzione della cappella Somma del XVI secolo e pertanto vi si accede dal portale laterale ornato da testine di animali e foglie, da stemmi angioini e dal sole splendente  dei Caracciolo.

 L’edificio consta di un’unica navata a croce latina con cappelle aggiunte e,  soprattutto nel presbiterio, conserva l’originaria struttura gotica. In fondo spicca il monumento funebre  del re di Napoli  Ladislao (1428), espressione artistica del primo Rinascimento, caratterizzato da logge, nicchie, sculture, figure allegoriche come le quattro Virtù poste alla base. È ornato dalle statue di Ladislao e di sua sorella Giovanna II, che gli successe e gli  dedicò l’imponente monumento funebre, alto 18 metri e sormontato da un re a cavallo che, cosa piuttosto rara da vedersi in una chiesa,  brandisce una spada. La parete laterale all’altare ospita la Crocefissione del Vasari. 

 

Oltrepassando il sepolcro del re, si accede all’abside che ospita la splendida cappella Caracciolo del Sole (1427) a pianta ottagonale. Qui si trova  un altro sepolcro, attribuito ad Andrea da Firenze (1443), eretto per  l’amante della regina Giovanna II, Ser Gianni Caracciolo, assassinato  nel 1432. Incantevole nelle tante sfumature del blu è il pavimento maiolicato di stile toscano , interessanti sono gli affreschi murali di Leonardo da Besozzo e Perinetto da Benevento raffiguranti le storie della Vergine e scene di vita eremitica. 

 

A lato del presbiterio si apre la cappella Caracciolo di Vico in puro stile rinascimentale (ultimata nel 1516). È a pianta circolare e  ricca di arcate, colonne, nicchie, sarcofagi, statue raffiguranti gli esponenti del casato Caracciolo. Di fronte all’entrata della chiesa si trova l’altare di Miroballo di scuola lombarda ,iniziato nel XVI secolo da Jacopo della Pila e terminato da Tommaso Malvito. Racchiude  un imponente gruppo di statue ed   è decorato con scene della vita di san Nicola da Tolentino, dipinte nel Quattrocento,  una Vergine con Bambino di Michelangelo  Naccherino (1601) e le statue di sant’Agostino e san Giovanni Battista di Annibale Caccavello. La cappella di Somma a sinistra dell’ingresso fu eretta tra il 1557 e il 1566 su disegno del D’Auria e dal Caccavello, che realizzarono rispettivamente la parte inferiore dell’altare (Assunta) e il sepolcro di Scipione di Somma  di fronte alla porta di accesso.

Scendendo a piedi dal rione Sanità,  mi ha attratto la scala monumentale  della Chiesa di San Giovanni a Carbonara che ho poi visitato.  Ogni volta che vado a Napoli, da turista fai da te, scopro sempre qualche raffinata bellezza nascosta, perciò mi affascina questa città che si concede un po’ alla volta nei suoi quartieri più popolosi e nelle oltre cinquecento chiese, nonostante altri clamori sviino l’attenzione su altri fronti.

Napoli si ama o si odia, senza mezze misure. Napoli meraviglia nel bene e nel male, è un sorriso compiaciuto e un pugno allo stomaco, una metropoli dalle emozioni contrastanti e contraddittorie che ti scaraventano dal buio alla luce quando meno te l’aspetti. Una città che ti fa abbassare lo sguardo per la vergogna e ti solleva lo spirito di fronte a capolavori dimenticati o repressi nel suo ventre, che meriterebbero altra memoria, e ti commuovono come quando riconosci un talento o un cuore gentile  in una persona che a prima vista appare insignificante. Quando arrivi a Napoli percepisci la confusione del rumore e del movimento,  quando te ne vai porti dentro il fascino intrigante delle razze miste, il languore di una gloria passata che la mala sorte non riesce a rovinare del tutto, come la sensazione di un bacio rubato.