I Re Magi

SAM_5269Durante le feste di Natale mi piace  scovare presepi nelle chiese, nelle mostre, nelle botteghe artigianali e ogni anno scopro qualcosa di nuovo nella storia infinita del presepe e dei suoi personaggi. L’arte presepiale ha un qualcosa di immortale nel suo simbolismo sia  per chi crede, sia per chi non crede. 

Quest’anno vi racconto dei  Re Magi, personaggi del presepe che incutono quasi soggezione con la loro imponente e sfarzosa regalità.

 Nella tradizione presepiale della mia famiglia i re Magi – non ricordo bene se a cavallo di cammelli o dromedari –  avevano il privilegio di essere spostati. In verità anche qualche altro personaggio veniva misteriosamente spostato, anzi abbattuto, dalla gatta che durante raid notturni cercava di accaparrarsi i rametti, faticosamente posizionati come alberi.Ogni giorno i tre Re Magi  facevano un solenne, piccolo passo per avvicinarsi  alla meta, cioè al Bambino Gesù. A volte precipitavano, perchè procedere su  montagne innevate a cavallo di dromedari o cammelli non era facile. Ma  tanto armeggiavo  sui rilievi di carta che li assestavo in un piccolo spiazzo, magari tra greggi abbarbicate, o nei pressi di una cascata. Il loro percorso era degno di un  teletrasporto impazzito: un giorno erano in alto a ponente, l’indomani  in alto a levante e man mano scendevano a valle. Alla vigilia dell’Epifania, finalmente potevano scendere dal dorso dei cammelli- dromedari e sgranchirsi le gambe. Venivano sostituiti dalle tre statuine dei Magi in adorazione, non più nomadi  ma stanziali. Questi stavano in contemplazione della radiosa Natività fino a quando il presepe non veniva smantellato. Due Magi sempre in piedi e uno sempre in ginocchio. Sicuramente non era facile essere Re Mago, riuscire a rimanere impassibilmente fermo, nonostante il turbante, il mantello e lo scrigno proteso come offerta, e a  non farsi distrarre dai vocianti pastori e dai  celestiali cori di  angeli svolazzanti che facevano a gara a chi allelujava  meglio.

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 Ma chi erano i Magi?  I Magoi erano membri di una casta sacerdotale persiana, dediti allo studio del cielo e delle stelle, discepoli di Zoroastro e custodi della sua dottrina.

“Secondo il Vangelo di Matteo, i Re Magi  partirono dall’ oriente verso occidente seguendo una Stella che annunciava la nascita del Re dei Giudei; nel “Vangelo arabo siriaco dell’Infanzia” la predizione della venuta del Messia è attribuita a Zarathustra. Quando nacque Gesù, la congiunzione di Giove e Saturno, (che avviene ogni 854 anni) e non una stella, fece sì che fosse presente una luminosità molto intensa per effetto della diffrazione. É questa la luce che porta i Re Magi a ritenere che sia nato il  Soccorritore e li conduce fino a Betlemme.

L’idea del tempo che ciclicamente si rinnova, è propria  del mazdeismo (religione della Persia preislamica),come l’attesa di un “Soccorritore divino”; in tal senso il mazdeismo si collega all’attesa messianica.” ( da  “I Re Magi tra verità e leggenda di Bruno Perchiazzi, segretario  dell’  Associazione Italiana Amici del Presepe- sezione Napoli.).

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Nel presepe i Magi sono tre e per alcuni rappresentano le tre età dell’uomo ( gioventù, maturità e vecchiaia), per altri i  popoli o i continenti  del mondo conosciuto (Europa, Asia, Africa).

I loro doni fanno riferimento alla natura umana e divina di Gesù.Gaspare è  il mago più giovane, il cui nome significa “Puro”. Dona l’incenso, anticamente usato nelle corti orientali, che rappresenta il riconoscimento e l’adorazione della natura divina di Gesù.Melchiorre, il più anziano (il cui nome significa “Luce”), porta l’oro, dono prezioso riservato ai Re. Il moro Baldassarre, il cui nome significa “ Padrone del Tempo”, dona la mirra, che era utilizzata per imbalsamare corpi e fa quindi riferimento alla natura umana del Cristo.I loro cavalli, rispettivamente bianco,rosso e nero, nelle favole campane simboleggiano l’iter del sole cioè bianco per l’aurora, rosso per il mezzogiorno, e nero per la sera e la notte. “I Re Magi, dunque,rappresentano il viaggio notturno dell’astro, che termina lì dove si congiunge con la nascita del nuovo sole bambino.D’altra parte, in senso solare va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole” ( da “Il presepe popolare napoletano” Di Roberto De Simone)

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Se i Magi rappresentavano il sole, invece la Re Magia , a volte presente nel loro corteo, rappresentava la luna. Trasportata   dagli schiavi su una portantina ,  pare fosse la fidanzata del Re moro ( altro simbolo della notte) ed era costantemente presente nel presepe del ‘700 come esotica Regina mora.

Si pensa che i Magi dovessero essere più di tre. Una leggenda narra di un quarto re, di nome Altabar che arrivò a Betlemme in ritardo e senza doni. In verità confessò che aveva con sé tre perle preziose per Gesù, ma le aveva donate una alla volta durante il viaggio, prima per fare curare un vecchio mendicante ammalato, poi per liberare una giovane donna dalle violenze di alcuni soldati ed infine per liberare un bambino che stava per essere ucciso da un soldato di Erode. A quelle parole Gesù Bambino si volse sorridente verso Altabar e Maria lo pose  tra le sue mani vuote.

 

 Interessante è la storia delle spoglie dei Re Magi, portate da Sant’Elena a Costantinopoli nel 326 , poi – così si narra- a Milano dal vescovo Eustorgio ed infine a Colonia ad opera di Federico Barbarossa che nel 1162 aveva distrutto la città lombarda. Ai milanesi rimase solo il sarcofago di pietra nella Cappella dei Magi della basilica romanica di  Sant’Eustorgio, perchè per lungo tempo non riuscirono a riavere le spoglie. Solo nel 1904 l’arcivescovo Fischer offrì alcuni resti dei Magi a Milano e dal 1962  riprese la tradizionale  processione del 6 gennaio che da San Lorenzo va fino a  Sant’Eustorgio.

 

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Durante  la dominazione spagnola a Napoli  si affermò una scuola di presepistica che iniziò a definire le regole per costruire il pastore napoletano. Il corpo, alto circa  trentacinque centimetri , era di stoppa con un’anima di filo di ferro, le mani e i piedi di legno, gli occhi di vetro, la  testa e il collo di terracotta.

Nel ‘700 si verificò un processo di laicizzazione nell’ allestimento del  presepe napoletano che rappresentava realisticamente costumi,  personaggi, paesaggi e il gusto dell’epoca e quindi sconfinò sempre più dalle  chiese e dai salotti dei nobili nelle case dei borghesi e dei più umili .  

Re Carlo di Borbone fu un appassionato di presepi e, quando nel 1759 salì al trono di Spagna, portò con sé artigiani e artisti presepiali, promuovendo la diffusione del presepe in tutta Europa. Anche re Ferdinando di Borbone  incentivò l’arte presepiale  che diede un impulso al lavoro artigianale di sarti, falegnami, orefici, fabbri, stuccatori , ramai, ricamatori, armaioli .Grazie al grande scultore G. Sammartino il presepe napoletano conquistò il riconoscimento  di vera espressione artistica.

Nell’800  iniziò il declino del presepe napoletano .Con la fuga di re  Ferdinando a Palermo e poi con la fine della Repubblica  napoletana nel 1799, molti presepi privati furono smembrati in successioni ereditarie o in  vendite, o portati in Francia. Con il rientro dei Borbone  a  Napoli, dopo il periodo francese (1806-1815), riemerse la passione per il presepe e allestimenti importanti furono realizzati nella reggia di Portici e di Capodimonte. La crisi economica dal 1822 al 1840 e l’unità  d’Italia determinarono  cambiamenti sociali, politici ed economici così, per fare fronte a difficoltà economiche , i grandi allestimenti presepiali di nobili famiglie furono venduti a pezzi, parte di essi furono ricollocati su scogli di sughero (lo scoglio è la  base che ospita la Natività ) .Via via le collezioni private risultarono incomplete e ben presto si allestirono scogli monoscenici che rappresentavano solo il gruppo della Natività, della taverna, della fontana, di angoli di case e di strade. Il presepe dell’800 si caratterizzò per la fedele riproduzione di scene di vita quotidiana e allo stesso tempo di maggiore sacralità nell’uso di tinte forti nei gruppi della Natività e nell’adorazione di pastori con mani protese verso il Salvatore .Il presepe piacque alla borghesia che curò una scenografia popolare che rispecchiava la vita delle piazze, delle case, dei cortili e delle botteghe. Anche le statuine cambiarono: a differenza di  quelle del Settecento furono realizzate totalmente con la  terracotta, più facilmente riproducibili in serie e più piccole, fino ad un minimo di 4 cm, dette moschelle. Se in origine i piccoli pastori erano collocati in lontananza , nell’800 popolarono presepi in miniatura.

Nel ‘900 decadde l’arte presepiale:  in tempo di guerra gli antichi pastori spesso furono venduti per necessità o per disinteresse sia  da privati che da preti, finendo in collezioni private. Solo alla fine degli anni ’70 si ebbe una rinascita della cultura presepiale  grazie anche al recupero  delle tradizioni natalizie e degli antichi mestieri. Si riscoprirono i pastorari di San Gregorio Armeno che pian piano hanno suscitato interesse in giovani divenuti poi grandi artisti del presepe.