La tradizione napoletana vuole che a conclusione delle cene di Vigilia e dei pranzi di Natale e Capodanno il palato stramazzi sazio, ma estasiato da un vario assortimento di dolci e sciosciole (frutta secca ).Le più comuni noci di Sorrento, nucelle (nocciole), arachidi infornate, castagne r’u prevete (del prete) volteggiano sulle tavole con altre prelibatezze, particolarmente gustose e ipercaloriche,cioè datteri, fichi secchi e prugne ricoperti di cioccolato o ripieni di noci, nocciole o mandorle.
Un cenno particolare meritano i cosiddetti “folarielli” o follovielli, involtini di uva passa o fichi secchi e frutta candita, che sono un prodotto tipico di Sorrento consumato soprattutto durante le feste di Natale.
Pare che fossero noti già agli antichi romani che utilizzavano perlopiù foglie di fico, vite e platano, attualmente sostituite da quelle di limone, cedro e arancio, legate poi con fili di rafia.
Il nome può derivare da “folium volvere” (avvolgere la foglia) oppure da follare (pigiare ) o ancora, secondo un etimo popolare meno dotto e più incerto, da folliculus (sacchetto o guscio).
La lavorazione dell’uva è più lunga e complessa dell’essiccazione dei fichi perchè l’uva viene prima lavata nel vino bianco, poi essiccata, bollita nel mosto, infine infornata e aromatizzata con pezzetti di frutta candita, di solito arancia.
Eccoli qui…attenzione che si ingrassa solo a guardarli