La terza neve

Guardavamo dalle finestre, là

dove i tigli

si stagliavano neri

nella profondità del cortile.

sospirammo –

ancora, la neve non veniva,

ed era tempo, ormai,

era tempo…..

 

 

E la neve venne,

venne verso sera,

essa

giù dall’alto dei cieli

volava

a seconda del vento;

e nel volo oscillava.

A falde sottili come lamine,

fragili,

era confusa di se stessa.

La prendevamo nelle mani,

e stupivamo:

dunque, era quella la neve?

 

 

…. Dopo sette giorni

venne la neve nuova.

Non venne –

precipitò.

Cadeva così fitta, da non potere

tenere aperti gli occhi,

a tutta forza

vorticava in cerchio, mugliando.

… ma disperò di sé,

non resistette

e si diede per vinta.

E noi, ansiosi

sempre più spesso

scrutavamo l’orizzonte:

quando quella vera verrà?

Perché era tempo,

era tempo….

 

 

Ed un mattino

era davvero tanta

ed era davvero bella.

Cadeva e cadeva

nel baccano dell’alba

fra il rombo della macchine e lo sbuffare dei cavalli,

e sotto i piedi non si scioglieva,

anzi diventava più compatta.

Giaceva

fresca e scintillante

e ognuno ne restava abbagliato.

Ed era lei, la neve. La vera.

L’aspettavamo.

Era venuta.

 

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko

2 pensieri su “La terza neve

  1. Poesia bellissima! Chissà che freddo in Russia quando nevica, eppure i bambini aspettano la neve per la bellezza e la magia che ispira. Ciao Maria

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