Un memorabile 25 aprile a Roma. Un grande corteo è poi partito dall’ Arco di Costantino per confluire a Porta San Paolo. Tanti giovani e meno giovani per festeggiare e ricordare la Resistenza italiana che esordì proprio a Roma, quando il 10 settembre 1943 militari e civili italiani si opposero all’ occupazione tedesca della capitale, iniziata dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre e della ritirata del re Vittorio Emanuele III e di Badoglio che il 9 settembre avevano abbandonato gli italiani e lasciato l’esercito allo sbando.
Sin dalla notte dell’8 settembre avvennero combattimenti alla periferia della città ma i militari italiani furono costretti a ritirarsi. La mattina del 10 una parte di questi confluì a Porta San Paolo dove si erano radunati i civili giunti spontaneamente od organizzati dai partiti antifascisti. Qui iniziò la battaglia contro le truppe tedesche, numericamente molto più forti, e s’innalzarono barricate rovesciando le vetture dei tram.
Qui morirono circa 400 civili, tra cui 43 donne, e anche carabinieri e militari italiani. Tra questi l’operaio diciottenne Maurizio Cecati ,colpito a morte mentre incitava i suoi compagni alla lotta; il fruttivendolo Ricciotti, accorso dai mercati generali; il professore di storia dell’arte del liceo classico “Visconti”, Raffaele Persichetti, prima medaglia d’oro della Resistenza. Uomini, donne e ragazzi combatterono con i superstiti dei “Granatieri di Sardegna”, i Lancieri del battaglione “Genova Cavalleria” e alcuni reparti della divisione “Sassari”. Il generale Giacomo Carboni, comandante del Corpo d’armata motocorazzato, mandò i carabinieri a staccare i manifesti disfattisti, che annunciavano trattative con i tedeschi, e diffuse la notizia dello sbarco degli alleati ad Ostia e dell’arrivo delle divisioni “Ariete “ e “Piave” a Roma. La gente accorse e seguì i rappresentanti dei partiti antifascisti, tra i quali combatterono Luigi Longo, Ugo La Malfa, Sandro Pertini e Bruno Buozzi. I mezzi corazzati tedeschi segnarono poi la fine della drammatica ed eroica battaglia della Porta San Paolo. A Porta San Paolo, presso la piramide Cestia, nel quartiere Ostiense è nata la Resistenza italiana.
Tornando a casa a piedi ho attraversato il Ponte dell’Industria che ricorda altre tristi vicende della nostra storia.
Il 26 marzo 1944 il generale Kurt Maeltzer, comandante della città di Roma , emise un’ordinanza con la quale si riduceva da 150 a soli 100 grammi la razione quotidiana di pane per i civili. Così in alcuni quartieri, quali Ostiense, Portuense e Garbatella, le donne protestarono davanti ai forni, soprattutto quelli che si credeva producessero pane bianco per le truppe di occupazione.
La gente affamata iniziò a ribellarsi: il 1° aprile fu assalito il forno Tosti, nel quartiere Appio, il 6 aprile invece fu bloccato e depredato a Borgo Pio un camion che doveva consegnare il pane alla caserma della Guardia Nazionale Repubblicana. Il 7 aprile 1944, un venerdì di Pasqua, sul Ponte dell’Industria, detto anche “Ponte di ferro” nel quartiere Ostiense, truppe nazifasciste bloccarono dieci donne ,sorprese con pane e farina, e per rappresaglia contro gli assalti ai forni le fucilarono. Le vittime erano Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo. Secondo alcune testimonianze, una delle dieci donne sarebbe stata condotta sotto il ponte e stuprata dai soldati tedeschi e da repubblichini fascisti, prima di essere assassinata con un colpo di pistola alla testa. Oggi una lapide, all’estremità del ponte, ricorda il triste eccidio del Ponte dell’Industria .
Arrivo solo adesso. Anche a Milano è stato molto partecipato.
@alberto: buon segno!
La morte di Gobetti e il 25 Aprile, come l’8 marzo … date, numeri …
non soltanto ricordi annuali, ma lotta quotidiana di Liberazione.
Sentite,ma allora Gobetti è muort’ inutilmente?
Nun ce simmo ‘mparate niente d’e parole
e l’esempio ‘e chist’ommo? Si dice ca ‘o popolo
tene cose cchiù nicessarie ‘a penzà. Si, è overo.
Ma pure ‘na vota ce steva a famme e a miseria.
E ccose nun songo maie accussì luntane.
Si ce pienze, allunttanà ‘e ccose, è n’arte:
ll’arte di ingannare a chi nun tene sant’ ‘mparavise.
Ma ‘o popolo tuocchece ogni cosa ma mai i santi.
Annanzo ‘a ll’uocchie vedo ‘a Mussolini:
fa ‘a vaissa dint’o Parlamento cu ‘a
Boldrini, dichiaranno: Mò vi dò una chicca.
Sarà eletto Prodi con i voti di Cinquestelle.
Ma allora Gobetti è muort’ inutilmente
si suppurtammo ‘na ‘nzevata fascista
comm’è chesta chiazzera ca se vanta nun sulo
‘e fà pronostici sbagliati, ma se vanta di avere
l’orgoglio del suo cognome: ‘o nomme ‘e ‘nu fucilatore.
@Transit: “se ci pensi allontanare le cose e’ un’arte: l’arte di ingannare chi non tiene santi in paradiso” perciò non dobbiamo dimenticare coloro che credettero nella nostra libertà .
Grazie ,Transit .
Sempre occasione di degni pensieri la lettura di pagine della Resistenza, ma la tua rievocazione crea anche grande commozione.
@Adriano Maini: purtroppo la storia ha pagine tristi che non si devono ignorare.
Storia recente che molti hanno accantonato! Ben venga chi ricorda!
@Ambra:tanti luoghi hanno assistito alla storia, noi dobbiamo narrarla.
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